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Medio Oriente, Spilli (Msf): “A Gaza anni di traumi, a pagare sono i civili”

La team leader di Medici senza frontiere ne parla con l'agenzia Dire dopo i bombardamenti dei giorni scorsi nella città palestinese

Pubblicato:09-08-2022 19:56
Ultimo aggiornamento:09-08-2022 19:56
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medici senza frontiere
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ROMA – I bombardamenti delle forze armate israeliane su Gaza degli ultimi giorni, come “dimostrato dall’alto numero di bambini rimasti uccisi e feriti, hanno colpito soprattutto i civili“. Oltre a questo, gli attacchi “hanno arrecato gravi danni a un sistema sanitario già molto debilitato. Negli ospedali di Gaza ci sono ancora persone che non si sono riprese dalle ferite riportate durante la mobilitazione della Grande marcia del ritorno, nel 2018, o dai bombardamenti israeliani del maggio dell’anno scorso. C’è una difficoltà cronica nel fornire cure secondarie ai traumi, sia fisici che psicologici”.
Olivia Spilli, hospital team leader di Medici senza frontiere (Msf) a Gaza, lo dice all’agenzia Dire mentre nella città palestinese vige da quasi due giorni una tregua, dopo che nelle 72 ore precedenti bombardamenti israeliani avevano provocato la morte di 45 persone, tra cui 15 minori, e poi 360 feriti, di cui il 40 per cento sempre minori, stando a numeri del ministero della Salute locale. Gaza, centro più grande dell’omonima striscia, enclave in territorio israeliano affacciata sul Mar Mediterraneo, è casa per quasi due milioni di persone ed è stata bersaglio la settimana scorsa “della quinta escalation militare negli ultimi 15 anni, ci sono bambini che hanno conosciuto solo questa realtà nella loro vita”, come evidenzia la specialista di Msf.

L’ultima operazione delle forze armate di Tel Aviv è stata lanciata in forma preventiva, una procedura raramente applicata dall’esercito israeliano, in vista di possibili rappresaglie dopo l’arresto di Bassem Saadi, una delle figure più influenti in Palestina della Brigate al-Quds, braccio armato della Jihad islamica palestinese, nota anche con l’acronimo inglese Pij.
Oltre ai molti civili, nei bombardamenti degli ultimi giorni sono stati uccisi anche due comandanti della milizia, Tayseer Jaabari e Khaled Mansour. In risposta ai raid dell’esercito di Tel Avivi la Pij ha lanciato oltre 130 razzi in direzione del territorio israeliano, provocando il ferimento di almeno 21 civili. Spilli lavora soprattutto presso l’ospedale di Al-Awada, nel nord della città, nell’ambito di uno dei progetti di Msf, dedicato dedicato, fra le altre cose, alla chirurgia ortoplastica, l’assistenza psicologica e la fisioterapia. “La struttura- dice l’operatrice in riferimento all’ospedale- si trova non lontana dal campo profughi di Jabalia, bombardato durante quest’ultima operazione militare”.

La hospital team leader fa una panoramica del contributo di Msf in questa fase: “Ci sono diverse nostre squadre che stanno assistendo il sistema nazionale palestinese- afferma-. Stiamo lavorando con loro a una valutazione dell’impatto degli attacchi aerei, donando materiale farmaceutico per le sale operatorie e i pronto soccorso e stiamo anche prendendo in carico pazienti direttamente in alcune delle strutture dove operiamo”. Spilli premette che le condizioni degli ospedali di Gaza, già molto complesse, “sono state peggiorate dalla chiusura ai punti di accesso imposto da Israele a partire dal 2 agosto”. Questa procedura, attivata da Tel Aviv a intermittenza subito dopo l’arresto di Saadi, “ha limitato ulteriormente l’arrivo di materiali di sostentamento, di carburante e di medicinali”.

La specialista riferisce inoltre che “al momento l’assistenza ai malati cronici è stata molto limitata per dare la priorità ai pazienti con traumi”. Condizioni tipiche di un’emergenza, a cui si aggiungeranno gli effetti a lungo termine. “Ci sono una serie di cure mediche secondarie necessarie in questi contesti, come il trattamento di ferite infette, o di arti rotti, che il sistema sanitario di Gaza ha molte difficoltà a garantire- spiega Spilli-. C’è una cronica mancanza di specialisti, che in fasi come queste si fa sentire ancora di più. Inoltre ci sono ancora pazienti che non si sono ripresi dai traumi riportati durante le proteste del 2018”, scoppiate a marzo di quell’anno per richiedere il ritorno a Gaza dei rifugiati e di mettere fine al blocco ai varchi di frontiere della città imposto da Israele ed Egitto fin dal 2007, “e poi con l’escalation militare dell’anno scorso”. Quest’ultimo riferimento è a una settimana di bombardamenti israeliani lanciati su Gaza a maggio 2021 al termine di mesi di tensioni, che provocarono la morte di oltre 200 abitanti della città.

Da curare non c’è solo il corpo, ma anche la mente di persone vissute per anni o addirittura cresciute in uno condizione così ostile. “I bambini di Gaza conoscono solo questa situazione traumatica- denuncia Spilli-. Questo è un aspetto che emerge con forza quando si parla con i loro genitori, che sono molto preoccupati per il futuro dei loro figli. La colonna sonora di quest’ultima settimana del resto, sono stati i rumori dei bombardamenti e i pianti dei bambini”.

La tregua fra Israele e Pij raggiunta nella serata di domenica ora locale, con la mediazione dell’Egitto, sembra reggere, conferma la team leader della Msf. Sullo sfondo restano però i complessi problemi che affliggono Gaza, su tutti le limitazioni alle importazioni e alla circolazione di persone in vigore da 15 anni, imposte in modo permanente dopo la salita al potere della formazione di ispirazione islamista Hamas, ritenuta un’organizzazione terroristica da Tel Aviv ma anche, fra gli altri, dall’Unione Europea.

“Msf- evidenzia Spilli- si è unita all’appello lanciato dall’Organizzazione mondiale della sanità per richiedere la fine di questo provvedimento, che ha un forte impatto sulla salute della popolazione civile, che come sempre, è quella che più soffre in queste situazioni”.

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