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Vannacci, Paglia: “Chi indossa uniforme distante da sue idee”

Lo scontro tra il Tenente Colonnello Gianfranco Paglia e il Generale Roberto Vannacci, candidato alle europee, è andato ben oltre la campagna elettorale del Generale

Pubblicato:08-05-2024 17:12
Ultimo aggiornamento:08-05-2024 17:12
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ROMA – L’uniforme, il giuramento, la libertà. Lo scontro tra il Tenente Colonnello Gianfranco Paglia e il Generale Roberto Vannacci, candidato alle europee, è andato ben oltre la campagna elettorale del Generale, i libri sul coraggio e il mondo al contrario fino all’idea-provocazione delle classi apartheid per i disabili. Soprattutto se quel coraggio, descritto in un libro biografia, per Paglia si è trasformato in una vita sulla sedie a rotelle indossando intatte le stellette di soldato. Chiarimenti, spiegazioni, ‘fuochi di paglia’ e la contestazione è scivolata sul personale, portandosi dietro un coro di scatenati follower del Generale. “Non ho mancato di rispetto per aver espresso la mia opinione, che poi non era solo mia ma di tutta la Difesa nei suoi confronti (ovvero che sarebbe meglio fosse eletto in Europa per non tornare a indossare un’ uniforme). Ma non mi compete alcun giudizio su di lui come Comandante. Lederei la sua persona e io continuo a rispettare il prossimo“. Il Tenente Colonnello Gianfranco Paglia alla Dire spiega perché non si esprime su Vannacci il Comandante: “posso immaginare sia stato un buon comandante- aggiunge- io l’ho conosciuto solo attraverso delle cerimonie della Folgore. Qualsiasi cosa dicessi sarebbe una mancanza di rispetto. Non mi compete dare alcun giudizio”.

Anche Paglia come Vannacci ha vissuto un’esperienza politica, ma il metodo è stato tutto diverso. “Quando mi fu proposta la candidatura io chiesi al mio Capo di Stato Maggiore, al Presidente del Gruppo MOVM e poi a mia moglie. Mi sembrava corretto e giusto- spiega Paglia-informare i vertici e chiedere loro un consiglio. Non entro nel merito di come gli altri si possano comportare per fare le proprie scelte“. Paglia si candidò e fu eletto nel Gruppo PDL per un un mandato (dal 2008 al 2013) e con Vannacci il leghista rivendica una marcata distanza di idee. “Sono distante dalle sue idee, come lo è la stragrande maggioranza delle persone che indossano l’uniforme. Riteniamo che ci siano diritti che non vadano calpestati. Preferisco rispettare le scelte di ognuno perché non ledono persone e non sono commessi reati. E fa male quando a parlare così è un comandante di donne e uomini“. Paglia si riferisce soprattutto alle parole di Vannacci sulla disabilità che hanno fatto tremare anche gli alleati di governo della Lega, visto che questo governo alla disabilità ha dedicato un ministero.

Ha fatto male quando ha parlato di disabilità anche se poi il Generale Vannacci ha rimodulato quanto ha detto. Ho letto l’intervista ed il suo virgolettato era chiaro. Ritengo che avere classi separate sia per i disabili e sia per i più dotati significhi cancellare decenni di lavoro per l’inclusione da parte del nostro Paese. Il disabile, in qualsiasi forma, è un valore aggiunto, fonte di insegnamento e dignità anche delle famiglie per come affrontano il disagio ogni giorno. Non parlo di me, perché io sono fortunato ho avuto ed ho la Difesa che mi supporta in toto e non smetterò mai di ringraziare per questo”. Lo sa bene Paglia che della disabilità conosce ogni aspetto e ogni sofferenza e che ai giovani nelle scuole d’Italia racconta come l’eroismo sia resistenza e che rifarebbe ancora tutto, anche quella Somalia che gli ha strappato la vita di prima, in nome di quel giuramento alla Patria, senza alcun rimpianto. E’ forse questo il ‘coraggio che vince’ o è un libro del Generale Vannacci?


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