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Il calcio, l’azzurro porta-sfiga e “la patata col caviale”: chi è Spinelli, l’altra faccia del caso Toti

Dal Genoa al Livorno, dal mare alle inchieste: l'imprenditore di sponda degli affari sotto-barca

Pubblicato:08-05-2024 11:30
Ultimo aggiornamento:08-05-2024 11:30

Aldo Spinelli
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ROMA – E poi c’è l’altra faccia del caso-Toti. Quella faccia un po’ così, e quell’espressione un po’ così che Aldo Spinelli aveva già prima di prendersi Genova via mare. Il porto non più franco dell’imprenditore oggi 84enne che nell’inchiesta che ha portato ai domiciliari il governatore della Liguria va inquadrato come una sponda. Sempre di mare parliamo. Un mare di guai.

Spinelli, originario di Palmi, Calabria, s’è arricchito a Genova mentre diventava un titolo sui giornali per il pallone. Ora è di nuovo in prima pagina con quelle intercettazioni impudiche, “la patata col caviale sullo yacht” e tutta la grammatica del potere laterale, sottobarca più che sottobanco. L’ultimo pacco d’una storia cominciata con i pacchi di cambiali firmate per prendersi l’Almea, l’inizio di tutto.

Spinelli ha sempre spiccato. A Livorno lo chiamavano “giallone” perché allo stadio saturava le riprese della tribuna con quel suo impermeabile giallo. Un uomo tutto d’un colore, Spinelli. Odiava visceralmente l’azzurro: “Porta sfiga”, diceva. E per questo ritinteggiò tutti i camion della ditta di trasporto. Anni dopo, quando nel calcio andavano di moda gli scarpini dal pantone variabile, tolse dalla formazione del suo Livorno Bogdani, perché l’attaccante albanese aveva le scarpe azzurre. Per compromesso, Bogdani s’arrese.


Spinelli era cresciuto a Sampierdarena, quartiere Samp, ma tifava così tanto il Genoa che se lo comprò in Serie B, 1985. Lo portò prima in Serie A e poi in semifinale di Coppa Uefa, battendo nientemeno che il Liverpool ad Anfield. Gli anni d’oro di Skuhravy e del “Pato” Aguilera, l’uruguaiano simil-Maradona Maradona che riuscì nell’impresa di uscire da Marassi stadio per entrare a Marassi prigione, per una brutta storia di prostituzione. Il primo giapponese in Serie A lo porta lui: Kazu Miura.

Spinelli vende il Genoa nel 1997, e due anni dopo compra il Livorno, per cinque miliardi di lire. Ci porta Protti, Cristiano Lucarelli. E dalla Serie C il Livorno vola in Coppa Uefa del 2006/2007, sedicesimi contro l’Espanyol. Fa il consigliere comunale per il Partito Socialista di Bettino Craxi, grande tifoso del Torino. Si narra che Craxi un giorno lo chiama nel suo ufficio e gli “chiede” di vendere Aguilera ai granata. La partita di Spinelli nel calcio si chiude nel 2020. Resta in porto, a Genova. E lì – pare – affonda.

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