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Coronavirus, il governo chiude i porti ai migranti ma la maggioranza si spacca: “Revocate il decreto”

Per il ministero dei Trasporti l'Italia non è più un porto sicuro: no allo sbarco della Alan Kurdi

Pubblicato:08-04-2020 18:11
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:06
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ROMA – In merito alla richiesta di soccorso della nave Alan Kurdi, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti “conferma l’impossibilita di garantire porti sicuri in Italia a navi battenti bandiera straniera“. Attualmente, infatti, spiega una nota, “a causa dell’emergenza pandemica Covid19, i porti infatti non presentano piu’ i necessari requisiti sanitari richiesti dalla convenzione di Amburgo“. È quanto stabilito nel decreto interministeriale firmato ieri anche dal ministro Paola De Micheli che aveva gia’ assunto decisioni analoghe per le navi da crociera e le navi passeggeri battenti bandiera straniera.

“È un decreto ispirato ai principi di tutela della salute dei passeggeri e di eguaglianza di trattamento dei cittadini italiani– spiega una nota del Mit- ai quali le attuali ordinanze hanno impedito anche lo spostamento da un comune all’altro e dettato norme stringenti per il rientro dai paesi esteri”.

APPELLO PARLAMENTARI A GOVERNO: REVOCARE DECRETO SU PORTI CHIUSI

“Il decreto emanato nella serata di ieri dai ministri dei trasporti, degi esteri, dell’interno e della salute che di fatto sospende la classificazione di Place of Safety (luogo sicuro) per i porti italiani, per i casi di soccorso effettuati da unita’ navali battenti bandiera straniera al di fuori dell’area Sar italiana, e’ sbagliato e incomprensibile“. Così in un appello rivolto al governo un gruppo di parlamentari di maggioranza chiede di revocare il decreto sui porti chiusi.


I porti non si chiudono mai, perche’ a nessuno e in nessun caso puo’ essere negato il soccorso e la protezione dai rischi della navigazione. Siamo perfettamente consapevoli che, nell’emergenza sanitaria drammatica che la pandemia impone al nostro Paese e al mondo intero, la tutela della salute ha una assoluta priorita’. Per questo, fuori da ogni approccio ideologico, pensiamo che sia necessario individuare ogni utile strumento a definire protocolli in grado di assicurare la sicurezza e la salute pubblica. Questo vale per i naufraghi salvati nelle operazioni di ricerca e soccorso (qualunque sia la bandiera della nave che li opera e la nazionalita’ delle persone soccorse), e, nello steso modo per le comunita’ costiere potenzialmente esposte a rischi di contagio”.

“Per questo pensiamo che di fronte ad una situazione che, pur non registrando flussi particolarmente intensi non esclude la necessita’ di impedire che le persone perdano la vita nel Mediterraneo centrale, sia necessario e possibile mettere in atto un protocollo di sicurezza che garantisca la tutela della salute e l’efficacia della battaglia contro il virus, senza pregiudicare la nostra civilta’ giuridica e la sicurezza di tutti“.

“Chiediamo quindi al governo di revocare questo decreto e predisporre invece protocolli sanitari adeguati che, ove non sia possibile garantire a terra luoghi sicuri nei quali far svolgere la necessaria quarantena a chi sbarca, questa sia comunque applicata e garantita attraverso l’utilizzo di assetti navali adeguati ed in condizione di sicurezza”.

Questo l’appello al governo a cui hanno finora aderito: Enza Bruno Bossio, Pietro Bartolo, Laura Boldrini, Alessandro Capriccioli, Gregorio De Falco, Loredana De Petris, Claudio Fava, Elena Fattori, Lorenzo Fioramonti, Nicola Fratoianni, Marco Grimaldi, Alessandro Fusacchia, Francesco Laforgia, Paolo Lattanzio, Pierfrancesco Majorino, Riccardo Magi, Gennaro Migliore, Rossella Muroni, Paola Nugnes, Matteo Orfini, Erasmo Palazzotto, Gianni Pastorino, Luca Pastorino, Giuditta Pini, Fausto Raciti, Luca Rizzo Nervo, Doriana Sarli, Massimiliano Smeriglio, Massimo Ungaro e Michele Usuelli.

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