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Donne, in Sardegna protocollo Aidda-Regione per aiutare chi esce da violenza e disagio

Sgaravatti: "Riteniamo che il primo passo verso la libertà e l'autocoscienza sia l'autonomia economica". Zedda: "È la prima volta in Sardegna che c'è un progetto così mirato"

Pubblicato:08-02-2022 16:17
Ultimo aggiornamento:08-02-2022 16:20
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imprese femminili agricoltura donne
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di Laura Monti

ROMA – “Le donne spesso pensano di non saper gestire i soldi e così lasciano tutto in mani altrui, diventando vittime e dipendenti. Non si rendono conto di cosa si perdono”. A dichiararlo in un’intervista alla Dire è Rosi Zuliani Sgaravatti, imprenditrice e presidente di Aidda Sardegna, che dal 1986 dirige una storica azienda florovivaistica fondata nel 1820. Proprio alle donne è dedicato l’ultimo progetto di Aidda, che ha da poco firmato un protocollo d’intesa con la Regione Sardegna per un progetto di formazione e inserimento nel mondo del lavoro di donne vittime di violenza, perché, ha detto Sgaravatti, “riteniamo che il primo passo verso la libertà e l’autocoscienza sia l’autonomia economica: per questo vogliamo provare a lavorare con le donne che provengono dai centri antiviolenza per vedere se è possibile fare con loro un percorso di formazione all’interno delle aziende socie di Aidda, che sono tutte d’accordo con questa iniziativa”. Una formazione ‘on the job’, dunque, nata dall’alleanza fra Aidda e gli enti pubblici dell’Assessorato del Lavoro, del Turismo e della Programmazione e della Sanità: un ‘partnerariato’ che Sgaravatti si augura possa fare da “apripista a tutte le altre associazioni nelle varie regioni”, anche perché, le ha fatto eco l’imprenditrice e socia Aidda Caterina Montaldo, “questi sono proprio gli obiettivi di Aidda: promuovere l’imprenditoria femminile, sostenere le donne con difficoltà e lavorare in sinergia con le istituzioni”. La speranza, poi, è che, fra queste donne, alcune decidano di mettersi in gioco nel mondo dell’imprenditoria in prima persona: “Con l’assessorato cercheremo anche di aiutarle a fare impresa, perché, è vero che vengono da situazioni estremamente stressanti e devono riprendersi, ma magari sono persone particolarmente volitive e vorranno provarci”, ha assicurato Sgaravatti. D’altra parte, come ha sottolineato anche la socia Aidda e consulente del lavoro Francesca Bragaglia: “È importante che a partecipare siano donne che hanno terminato il loro percorso di riabilitazione perché la stabilità psicologica è fondamentale. Per questo- ha concluso- le aiuteremo collaborando con l’Assessorato alla Sanità”. L’imprenditoria, però, non è l’unico settore che sta a cuore ad Aidda per ‘Una donna al Quirinale’, Sgaravatti ha detto: “Un conto è la leadership, un conto è il potere. Le donne devono acquisire potere e andare in politica”. Il problema, per l’imprenditrice rimane culturale: “Noi donne non veniamo educate alla politica e al potere. Questo l’ho visto con i miei occhi anche durante le elezioni comunali: ho chiesto a tante ragazze capaci, dai 30 ai 40 anni, se volessero candidarsi e tutte mi hanno risposto di no. Da parte delle donne- ha concluso Sgaravatti- c’è un rifiuto di cimentarsi in un mondo politico che è percepito come degradato. Invece dobbiamo fare questo passo”. 

ZEDDA: “MESTIERI IDENTITARI PER L’INSERIMENTO NEL MONDO DEL LAVORO”

“Questo secondo protocollo con Aidda è stato siglato insieme ai colleghi dell’assessorato alla Sanità, alle Politiche sociali, all’Artigianato, al Commercio e al Turismo per un progetto ampio e complessivo. Al centro di questo progetto ci sono donne in condizioni di disagio e anche la valorizzazione delle professioni identitarie delle donne della Sardegna, che sono quelle su cui noi vogliamo puntare per l’inserimento lavorativo”. A dirlo è l’assessora al Lavoro della Regione Sardegna Alessandra Zedda, che alla Dire ha parlato del valore dell’arte tessile, della panificazione, l’industria dolciaria, la ceramica, la scultura e l’ambito florovivaistico e di come questi mestieri possano aiutare le donne vittime di violenza, ma anche quante vivono condizioni di difficoltà e disagio. “È l’agroindustria- ha dichiarato l’assessora- ma anche l’accompagnamento alle donne che devono partorire, il sostegno post partum oppure a donne oncologiche“. E quante arrivano in ospedale con il codice rosa. “Hanno bisogno di molta assistenza dal punto di vista sanitario ma anche a livello psicologico. È la prima volta in Sardegna che c’è un progetto così mirato“, ha concluso l’assessora.


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