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I sindacati scendono in piazza a Prato: “Morire di lavoro nel 2021 è inaccettabile”

Quattro ore di sciopero per chiedere maggiore tutela e sicurezza sul posto si lavoro, anche alla luce di quanto accaduto a Luana D'Orazio

Pubblicato:07-05-2021 13:32
Ultimo aggiornamento:07-05-2021 13:46
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protesta lavoratori prato sciopero
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PRATO – Intollerabile. Nel 2021 “morire di lavoro è intollerabile“. Dopo la tragica fine di Luana D’Orazio, la giovane 22enne inghiottita e uccisa da un orditoio in una ditta di Montemurlo, quell’intollerabile campeggia in un maxi striscione sulle mura di piazza delle Carceri, a Prato, dove i sindacati, nel giorno in cui hanno proclamato quattro ore di sciopero generale, hanno dato appuntamento ai lavoratori. E lo ripete tra le lacrime la madre di Sabri Jaballah, il 23enne morto lo scorso 2 febbraio in un’azienda tessile di Montale, schiacciato dalla pressa che stava pulendo. “Questo dolore- dice stringendo la foto del figlio incorniciata tra le braccia- resterà per tutta la vita. La sera torno a casa e lui non c’è più, però ci sono tutte le sue cose, i suoi vestiti, e il dolore è terribile. Per una mamma è troppo difficile andare avanti”. Poi grida: “Non siamo in guerra, fino a quando queste tragedie?“.

Sabri e Luana, due ragazzi stroncati da un destino infame, su cui si stringono gli oltre 300 lavoratori accorsi sotto un cielo nero che minaccia pioggia. Storie finite male e rabbia che trasuda tra i ‘manovali’ del distretto del tessile più grande d’Europa, dove macchinari come l’orditoio fanno parte del linguaggio comune.

Lo sanno bene i sindacati che, ascoltati in piazza anche dal presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, tornano ad alzare la voce. “Morti sul lavoro a vent’anni non sono tollerabili. Tuttavia non possiamo nemmeno tollerare chi scopre solo oggi che si muore al lavoro. E se ne rammarica, pensando che parlandone per qualche giorno o istituendo un paio di commissioni si possa fermare questa strage”, si sfoga il segretario della Cgil pratese, Lorenzo Pancini. “Invece della solidarietà, gli imprenditori applichino il testo unico sulla sicurezza. Sarebbe un grande gesto”, aggiunge. “Basta morti e infortuni“, prosegue la segretaria regionale della Cgil, Dalida Angelini. “Questa situazione è inaccettabile: la sicurezza non può essere un costo, ma un investimento per il Paese“, sottolinea richiamando le istituzioni alle loro responsabilità, chiedendo maggiori controlli.


Già, i controlli, le ispezioni in fabbrica. Quelle che arrancano perché mancano gli ispettori del lavoro come ribadisce Rodolfo Zanieri, coordinatore della Uil cittadina: “Sono due in tutta Prato, è un caso eccezionale”, sbotta. Oltre a questo “serve maggior rispetto delle regole e forse più coscienza nel denunciare condizioni di lavoro che mettano a repentaglio la vita”. Interviene anche Erika Caparrini, della segreteria della Cisl di Firenze e Prato, che chiede formazione di qualità e, allo stesso tempo, “tecnologia come base assoluta per la sicurezza. Tecnologia che non sono costi in più o qualcosa che intralcia la velocità del lavoro”, anche perché “prima viene la qualità del lavoro, poi la produttività”.

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