NEWS:

VIDEO | Mafia, colpo al clan di Belmonte Mezzagno a Palermo, 9 arresti

Le accuse sono associazione mafiosa, porto e detenzione di armi clandestine e ricettazione, con l'aggravante del metodo mafioso

Pubblicato:07-04-2022 09:55
Ultimo aggiornamento:07-04-2022 19:00
Autore:

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

PALERMO – Colpo alla famiglia mafiosa di Belmonte Mezzagno, in provincia di Palermo. I carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale dell’Arma hanno eseguito nove arresti, disposti dal gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo siciliano. I reati contestati ai nove, finiti tutti in carcere, sono: associazione mafiosa, porto e detenzione di armi clandestine e ricettazione, questi ultimi reati aggravati dal metodo e dalle modalità mafiose.

A coordinare l’inchiesta, denominata ‘Limes’, è il procuratore aggiunto Paolo Guido. Secondo gli inquirenti il clan di Belmonte, inserito nel mandamento mafioso di Misilmeri-Belmonte Mezzagno, era caratterizzato da una “perdurante operatività”. Il mandamento colpito dagli arresti di oggi è lo stesso che dal 2008 è stato al centro di altre inchieste: da ‘Perseo’ del 2008′ a ‘Cupola 2.0’ del 2018-2019, passando per ‘Sisma’ (2009 e 2011), ‘Jafar’ e ‘Jafar 2’ (2015).

Quest’ultima indagine, iniziata nel 2020, ha fatto emergere la piena operatività di Cosa nostra in un territorio, quello di Belmonte Mezzagno, che nell’ultimo triennio è stato teatro dei più eclatanti fatti di sangue dell’intera provincia di Palermo: gli omicidi di Vincenzo Greco nel gennaio 2019, di Antonio Di Liberto e Giuseppe Benigno, rispettivamente nel maggio e nel dicembre dello stesso anno; nel febbraio del 2020 l’agguato mortale ad Agostino Alessandro Migliore, fratello di Giovanni, ritenuto dagli investigatori uomo d’onore della famiglia mafiosa di Belmonte Mezzagno e al momento in carcere.


Secondo gli inquirenti la ‘decina’ di Belmonte Mezzagno, nella quale emergerebbe la figura di Agostino Giocondo, aveva “uno stretto controllo sul territorio”. Giocondo, che apparterrebbe alla famiglia mafiosa, avrebbe curato l’attività nei settori tipici di Cosa nostra, come la risoluzione delle controversie tra privati.
L’uomo, inoltre, si sarebbe attivato per il sostentamento dei detenuti della famiglia di Belmonte Mezzagno e per la restituzione della refurtiva portata via a un commerciante organico alla famiglia mafiosa, e anche lui arrestato, con il quale avrebbe influito anche nella libera concorrenza di mercato tra aziende del territorio.

C’è poi il capitolo dedicato alle armi nella disponibilità della famiglia mafiosa di Belmonte, inoltre, delle quali solo due sono state rinvenute: un fucile da caccia marca Winchester calibro 12 con matricola parzialmente punzonata e un revolver calibro 38 special Smith & Wesson con matricola abrasa. La pistola, provento di una vecchia rapina, è stata sequestrata nel corso di un tentativo di venderla ad alcuni palermitani. Giocondo sarebbe stato anche il custode dell’arsenale della famiglia.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it