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La Federazione Favo: “La legge sull’oblio oncologico guarda al futuro. Ora estenderla ad altre malattie”

Il commento di Elisabetta Iannelli, segretario generale di Favo, la Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia.

Pubblicato:06-12-2023 17:18
Ultimo aggiornamento:06-12-2023 17:18
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ROMA – “Il messaggio fortissimo che arriva è che di cancro si può guarire. Si può tornare a una vita normale. Questo ha un impatto culturale molto forte, ancor prima che giuridico. Questo è il messaggio potentissimo di questa legge, che speriamo possa aprire le porte anche ad altre patologie”. Elisabetta Iannelli, segretario generale di Favo, la Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia, commenta così all’agenzia di stampa Dire l’approvazione della legge sul ‘diritto all’oblio oncologico’.

“Era una notizia attesa e frutto di un lungo percorso iniziato molti anni fa- aggiunge- Ci stavamo lavorando da tanto. Negli ultimi anni la collaborazione con le Istituzioni si è intensificata e finalmente siamo arrivati al testo sul diritto all’oblio oncologico approvato all’unanimità sia dalla Camera che dal Senato, segno che è una legge giusta, frutto di un importante lavoro di esperienze, competenze e passione“.

Dalla difficoltà di avere un mutuo fino alla possibilità di poter adottare figlio, erano tante le limitazioni che trovava davanti a sè una persona guarita dal cancro. “Si rimaneva comunque marchiati a vita. Con questa legge, si guarda al futuro. Questa legge dà una progettualità di vita. Chi è guarito non dovrà dichiarare di essere stato malato in passato”.


Chi ha superato la malattia da almeno 10 anni, quindi, potrà chiedere un mutuo e ottenere un’assicurazione. “Qualcuno ha detto che 10 anni sono anche troppi- aggiunge Iannelli- Ma era importante stabilire un termine comune a tutti. La forza di questa legge sarà poi nei decreti attuativi, uno strumento più flessibile con cui si stabiliranno termini per la guarigione diversi e ridotti in base alla tipologia di tumore“. Ma intanto, il primo grande passo è stato fatto. Quello che resta ancora da fare, per il segretario generale di Favo, è, dal punto di vista sociale, sburocratizzare la malattia. E, in ambito lavorativo, aumentare la flessibilità.

“Ci sono molti strumenti giuridici ma non ancora sufficienti e adeguati perché non sono stati pensati per il malato oncologico- sottolinea Elisabetta Iannelli- è necessario cambiare mentalità. Il malato oncologico alterna fasi in cui può lavorare e fasi in cui la malattia e le terapie rendono più difficile continuare a lavorare. Ci sono poi i lavoratori a partita Iva, per i quali mantenere il lavoro e il reddito è ancora più difficile. Sono necessari strumenti di sostegno e di tutela ad hoc. Infine, ci sono i caregiver. Il cancro è una malattia che richiede il coinvolgimento attivo almeno di una persona che spesso è in età lavorativa, bisogna fare qualcosa anche per loro”.

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