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Hiv ed Epatite C, l’impegno sul territorio in Toscana

In Toscana dovrebbero essere oltre 800mila le persone da sottoporre allo screening per HCV e solo in 12mila vi si sono sottoposti. Ampliando le coorti d’età coinvolte ed estendendolo al 2024 potremo rilevare l’1% di HCV positivi probabilmente presenti nella popolazione” sottolinea Danilo Tacconi, copresidente Congresso SIMIT

Pubblicato:05-12-2023 19:58
Ultimo aggiornamento:05-12-2023 19:58
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simit
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FIRENZE – Si rinnova l’impegno della Regione Toscana nella lotta all’Epatite C e all’HIV. Per l’Epatite C ripartono le iniziative per favorire l’emersione del sommerso, ma l’appello della comunità scientifica è di allargare gli screening alle fasce più fragili, in particolare anziani e pazienti a rischio, utilizzando i fondi già disponibili e pronti, con l’auspicio che possano essere estesi sino alla fine del 2024. Un altro canale fondamentale è quello dell’intervento sulle popolazioni speciali. A questo proposito, nel XXII Congresso della Società italiana di Malattie Infettive – SIMIT in corso a Firenze è stata presentata una survey sulla casa circondariale di Sollicciano, dove si è osservato, al momento, un aumento del numero di persone con Hiv seguite nel 2023.

REGIONE TOSCANA ATTIVA SUGLI SCREENING, MA RESTA MOLTO DA FARE – Grazie ai nuovi farmaci antivirali ad azione diretta, che consentono di eradicare l’HCV definitivamente, senza effetti collaterali e in poche settimane, è possibile eliminare l’Epatite C dal nostro Paese entro il 2030 come prospettato dall’OMS, ma occorre favorire l’emersione del sommerso. La Toscana è una delle regioni cui sono partiti i programmi di screening dell’Epatite C per le coorti di pazienti nati tra il 1969 e il 1989, oltre che per popolazioni speciali come detenuti e tossicodipendenti. La Regione ha elaborato una proposta su tre punti: organizzare un sistema di offerta attiva per gli screening; consolidare il sistema di linkage-to-care per la presa in carico dei soggetti con HCV attivo; informatizzare i dati provenienti dall’attività di screening con l’utilizzo della piattaforma “#insalute” già attiva sul territorio regionale.

La Toscana ha iniziato molto bene l’impiego dei trattamenti antivirali dal 2015, trattando circa 18mila casi, ma questo nuovo programma volto a far emergere il sommerso con screening gratuiti è partito solo dal 4 settembre presso le Aziende Usl e le Associazioni di volontariato e i numeri non sono ancora soddisfacenti – sottolinea Danilo Tacconi, Responsabile Area Dipartimentale Malattie Infettive Azienda Usl Toscana sud est – Affinché questo programma di screening dia risultati, occorre che vi partecipi la maggior parte della popolazione. Ampliando le coorti d’età coinvolte ed estendendolo al 2024 potremo ottenere dei risultati che metteranno in evidenza l’1% di HCV positivi che probabilmente sono presenti nella popolazione generale. In Toscana dovrebbero essere oltre 800mila le persone da sottoporre a screening e solo in 12mila vi si sono sottoposti. Serve pertanto una maggiore sensibilizzazione della popolazione e il supporto dei Medici di Medicina Generale”.


IL RUOLO DEL MMG NELLA LOTTA ALL’HCV E GLI STRUMENTI DI SIMG – “In questo quadro in cui numerose regioni sono partite con i programmi di screening finanziati dal Ministero e rallentati a più riprese dal Covid, il ruolo del medico di famiglia diventa ancora più importante per analizzare le coorti a maggiore rischio – sottolinea Alessandro Rossi, Presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie – Il ruolo dei Medici di Medicina Generale deve essere pertanto implementato. La SIMG è impegnata in un’operazione di supporto offrendo a tutta la rete dei medici di famiglia sistemi informatici, corsi di formazione, alert nelle cartelle cliniche a cui siamo al lavoro da tempo e che in questa fase costituiranno un punto di riferimento per agevolare questo compito”.

IL LAVORO NEL CARCERE DI SOLLICCIANO: EFFICACI GLI SCREENING PER HCV, AUMENTA IL NUMERO DI DETENUTI SEGUITI PER HIV – Tra le popolazioni speciali su cui si incentrano i test per l’Epatite C e per l’HIV vi sono i detenuti. In carcere, infatti, lo screening è fondamentale, in quanto questo luogo è concentratore di malattie infettive, nonché fonte di opportunità perché permette di coinvolgere persone non facilmente raggiungibili sul territorio. Le malattie infettive in carcere sono la seconda classe di patologie subito dopo quelle psichiatriche. Le più frequenti sono HCV, HBV, HIV e tubercolosi. Secondo il Report ARS Toscana del 2017 (il più recente, visti i limiti che il Covid ha provocato sulle successive indagini) le malattie infettive e parassitarie nella regione caratterizzando il 16,2% della popolazione carceraria. Da questo quadro è partito il lavoro presso la Casa Circondariale di Solliciano. 

Il progetto di microeliminazione ha previsto l’effettuazione di oltre 150 trattamenti totali per l’Epatite C dal 2016, di cui 55 dal 2020, ottenendo una significativa riduzione della circolazione del virus – sottolinea la dott.ssa Elena Salomoni, Ospedale Santa Maria Annunziata, Firenze – Infatti, nei detenuti che erano risultati negativi allo screening HCV di ingresso e che sono stati ritestati grazie alla delibera regionale, non si è osservata nessuna nuova infezione durante il periodo detentivo. Negli ultimi 5 anni a fronte di una consistente riduzione del numero dei detenuti (dovuta alla lotta al sovraffollamento richiesta dal covid), non si è abbassata la percentuale di detenuti HIV presenti: negli anni 2019-2022 era rimasta intorno al 3-4%, mentre nel 2023 si è registrato un aumento della percentuale dei pazienti HIV, pari al 6.6%. Per queste persone difficili da trattare il carcere è anche opportunità di cura: il 10% delle persone che vivono con HIV di Sollicciano, infatti, ha avuto la prima diagnosi proprio in detenzione e probabilmente non avrebbe mai fatto il test. Dei pazienti rilevati con HIV, il 93.4% è stato messo in terapia, con ottimo impatto sulla carica virale. Pertanto la presenza dell’infettivologo in carcere si rivela fondamentale per la presa in carico di una popolazione che poi rientrerà in comunità. Il carcere rappresenta anche una grande opportunità di screening per l’infezione tubercolare latente, ovvero per l’identificazione di quelle persone che sono entrate in contatto con il batterio della tubercolosi e hanno l’indicazione a iniziare un trattamento che evita la progressione verso la malattia attiva. La popolazione carceraria ha caratteristicamente un’elevata prevalenza di infezione tubercolare latente, per questo nel carcere di Sollicciano lo screening è proposto in maniera sistematica a tutti i nuovi giunti in istituto. Pur nella difficoltà di mantenere la continuità di cura a causa delle possibili improvvise scarcerazioni, abbiamo osservato che dei pazienti che hanno iniziano il trattamento una buona percentuale riesce a completarlo all’interno dell’istituto”.

GLI APPUNTAMENTI ONLINE E IN PRESENZA A FIRENZE – I temi della lotta ad HIV e HCV sono stati al centro di recenti iniziative in presenza e online organizzate dalla Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie – SIMG e della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali – SIMIT. Dopo la tavola rotonda online congiunta delle due società, il tema è stato ripreso in occasione del 40° Congresso SIMG e nel XXII Congresso SIMIT, entrambi a Firenze. Presidenti del Congresso SIMIT sono il Prof. Alessandro Bartoloni, Professore Ordinario Malattie Infettive,Università Firenze; Massimo Antonio Di Pietro, direttore della struttura operativa complessa Malattie infettive 1 dell’Ausl Toscana centro; il Prof. Marco Falcone, Professore Ordinario di Malattie Infettive, Università Pisa; Danilo Tacconi, Responsabile Area Dipartimentale Malattie Infettive Azienda Usl Toscana sud est.– 

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