NEWS:

Don Ciotti: “La mafia spara meno, ma è più potente. I boss ora sono manager”

Il fondatore di Libera: "Se la politica non investe per contrastare la mafia, commette un crimine. Ma in Italia c'è molta superficialità"

Pubblicato:05-10-2022 18:57
Ultimo aggiornamento:05-10-2022 19:34

don ciotti_don gallo
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

GENOVA – “Non c’è regione d’Italia in cui si possa dire che le mafie non sono presenti, seppure in forme, colori e accenti diversi. La differenza nel nostro Paese la fa l’indifferenza: c’è molta superficialità, molte semplificazioni. Il crimine organizzato mafioso, in Italia, è diventato crimine normalizzato. La mafia viene considerata come uno dei tanti problemi del nostro Paese, invece è un problema serio che ci trasciniamo da oltre duecento anni”. Così don Luigi Ciotti, stamattina a Genova, a margine di un’iniziativa organizzata dal Comune all’auditorium di Strada Nuova.


“La lotta alla mafia si fa con la cultura, con le politiche sociali, con il lavoro, le politiche per la famiglia, il protagonismo dei giovani: se la politica non investe in questa direzione, commette un crimine perché permette di mettere ai margini le persone, di creare situazioni che non aiutano le persone a liberarsi e non essere schiacciate dalla presenza mafiosa”.

Per il fondatore di Libera, “le mafie sono tornate più forti di prima, sparano di meno non per una questione morale, ma perché non ne hanno più bisogno: hanno già delle connessioni con segmenti di poteri e della politica. Restano alcune forme arcaiche, ma ormai la mafia lavora ad altri livelli, con tanto di quel denaro da investire che i boss sono diventati manager: lavorano e operano come impresa, investono in fondi, nell’immobiliare, nell’agroalimentare, nella ristorazione”.


LEGGI ANCHE: Don Ciotti: “Contro le mafie c’è tanta retorica della memoria, serve una sommossa della società”

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it