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Proteggere i neonati dalla bronchiolite? Adesso si può con una nuova terapia

In arrivo un anticorpo monoclonale che abbatte dell’86% i ricoveri nelle intensive

Pubblicato:04-11-2022 15:14
Ultimo aggiornamento:04-11-2022 15:14

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E’ in arrivo una vera e propria rivoluzione nell’ambito della lotta al virus respiratorio sinciziale (vrs), causa più comune di bronchioliti e polmoniti nei bambini sotto l’anno di età. La Commissione Europea ha, infatti, approvato un nuovo anticorpo monoclonale (Nirsevimab) per tutti i neonati e i bambini, sia nati a termine che pretermine, sani o con specifiche condizioni di salute. Fino ad ora, infatti, i monoclonali esistenti per prevenire il vrs si potevano usare solo in alcune categorie di pazienti particolarmente vulnerabili a rischio di sviluppare forme severe di malattia, come i neonati pretermine, i cardiopatici, i bambini che hanno malattie croniche respiratorie o malattie neuromuscolari. Questo nuovo anticorpo, invece, potrà essere diretto a tutti i neonati. C’è ora da aspettare l’approvazione dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e la valutazione che farà anche in termini di costi/benefici per il Servizio sanitario nazionale. Dunque capire se per l’anticorpo monoclonale sarà prevista una profilassi gratuita per tutti i neonati o se invece, come avviene ora, la profilassi continuerà ad essere diretta solo verso particolari categorie di pazienti che comunque, stando a quanto riportano gli esperti, ne avrebbero grandi benefici.

“Il nuovo anticorpo dà dei grandi vantaggi per tre motivi: prevede una sola somministrazione, agisce subito e dà una maggiore protezione”, spiega Fabio Midulla, presidente della Società italiana malattie respiratorie infantili (Simri) e responsabile pediatrico dell’Umberto I di Roma. “Gli anticorpi utilizzati oggi, invece- continua Midulla- prevedono 5 somministrazioni (una puntura intramuscolare al mese nel periodo di circolazione del virus), danno una protezione minore e prima che agiscano bisogna aspettare che vengano somministrate al bambino almeno 2-3 dosi”.

Gli anticorpi monoclonali non sono vaccini, perché non stimolano l’immunità dando una protezione duratura contro il virus, ma offrono invece una difesa immunitaria che dura un periodo limitato nel tempo, in questo caso 5 mesi.


I RISULTATI DEGLI STUDI

L’analisi aggregata dei risultati di efficacia dei trial condotti sul nuovo anticorpo monoclonale ha dimostrato che, nei neonati e nei bambini alla prima stagione di vrs (nati a termine e nati pretermine) ha un’efficacia del 79,5% nel ridurre le malattie del tratto respiratorio inferiore causate da vrs che richiedono assistenza medica; del 77,7% nel ridurre quelle che richiedono ospedalizzazione e dell’86% nel ridurre le malattie del tratto respiratorio inferiore causate da vrs che richiedono ospedalizzazione in terapia intensiva.

A livello globale, ogni anno (stima 2019) tra i bambini di età inferiore a 5 anni si verificano oltre 33 milioni di casi di infezioni respiratorie acute del tratto respiratorio inferiore, che portano a più di 3,6 milioni di ricoveri e oltre 100.000 decessi, di cui 26.300 in ospedale. I costi medici diretti legati all’RSV, a livello globale – comprese le cure ospedaliere, ambulatoriali e di follow-up – sono stati stimati a 4,82 miliardi di euro l’anno (stima 2017).

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