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Crisanti: “Sbagliato valutare le Regioni con occupazione terapie intensive, è distorsivo. Vanno guardati altri numeri”

Il virologo boccia il parametro dei posti liberi negli ospedali: "Così si introduce un effetto paradossale e si penalizza un territorio che è magari più bravo a contenere il contagio ma ha meno letti"

Pubblicato:04-11-2020 09:23
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:10

andrea crisanti immunologo
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VENEZIA – Utilizzare la percentuale di letti in rianimazione occupati come metrica per valutare la situazione di una Regione, come fa ad esempio il Veneto, “permette a chi ha più letti di lasciare che l’epidemia corra di più” e così “si introduce un effetto paradossale“, che va a penalizzare un territorio che è magari più bravo a contenere il contagio rispetto a un territorio che lo è meno ma ha attrezzato più letti. Lo evidenzia il docente di microbiologia dell’Università di Padova, Andrea Crisanti, oggi in audizione in commissione Igiene e Sanità del Senato. “Indicatori più validi dovrebbero essere la densità di popolazione e percentuale di positivi“, continua Crisanti. “Utilizzare metriche basate sulla riserva di posti in terapia intensiva non dà misura esatta di quello che succede sul campo e introduce elementi distorsivi“, conclude.

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“TRE MOSSE PER EVITARE LA TERZA ONDATA”

Come evitare la terza ondata di contagi da coronavirus? Bisogna creare “un sistema di sorveglianza composto da tre elementi”, ovvero “la capacità di fare un numero di tamponi sufficiente, l’integrazione di strumenti informatici come l’app Immuni, i dati relativi alla distribuzione dei casi Regione per Regione e i parametri demografici, in modo da prevedere cosa accade dopo e anticipare il virus, e una logistica per rendere accessibili i test laddove sono necessari… Non dobbiamo lasciare indietro nessuno. Se ce l’ha fatta il Vietnam penso che sicuramente ce la possa fare l’Italia”. Così il docente di microbiologia dell’Università di Padova, Andrea Crisanti, oggi in audizione in commissione Igiene e Sanità del Senato.


“CONTROL TRACING? MEGLIO IL NETWORK TESTING”

Il contact tracing? “In tutti i posti dove sono riusciti a controllare l’epidemia non è molto utilizzato”, dice Crisanti, secondo il quale il contact tracing è meno efficace rispetto al network testing, procedura da lui utilizzata a Vo’ Euganeo, che richiede una importante capacità di effettuare un gran numero di tamponi ma tutto sommato meno risorse logistiche rispetto a quelle necessarie a ricostruire la catena di contatti.

“IMMUNI FUNZIONA SOLO SE ESISTE GESTIONE A VALLE”

L’efficienza dell’app Immuni “dipende in maniera drammatica dalla quantità di persone che la scaricano”, ma ha comunque “una soglia legata alla capacità del sistema di gestire le persone che ricevono un allert”, spiega Crisanti davanti alla commissione Igiene e Sanità del Senato. Immuni, insomma, “avrebbe un impatto limitato anche se la scaricassero tutti”, a meno che non si crei un adeguato sistema di gestione a valle. Ad esempio “oggi con 30.000 nuovi casi genererebbe 400.000 allarmi al giorno”, che con la struttura attuale sarebbero ingestibili, conclude Crisanti.

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