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ROMA – Aggredita in Cecenia la giornalista Elena Milashina, della testata indipendente russa Novaya Gazeta, considerata l’erede di Anna Politkovskaja, mentre si trovava insieme all’avvocato per i diritti umani, Aleksandr Nemov. I fatti sono avvenuti nei pressi di Grozny e Amnesty International in una nota parla di “violento pestaggio” messo a segno da una quindicina di uomini con il volto coperto anche con bastoni. Gli aggressori hanno rotto le dita di Milashina su entrambe le mani, nel tentativo di costringerla a sbloccare il suo telefono. Hanno anche accoltellato Nemov alla gamba. La giornalista è stata anche rasata e cosparsa di vernice tossica e minacciata relativamente alla sua attività di difesa dei diritti umani. È stato detto loro che si trattava di un “avvertimento”.
Secondo l’ong Memorial Human Rights Centre, tre auto nere hanno bloccato il taxi che stava trasportando Nemov ed Milashina dall’aeroporto. Alcuni aggressori a volto coperto li hanno trascinati fuori dal taxi e picchiati con i manganelli. Sono stati calciati e colpiti con pugni, anche alla testa, e minacciati di morte se non avessero smesso di svolgere le loro attività in difesa dei diritti umani. Hanno inoltre distrutto le attrezzature di reportage e documenti importanti.
“Milashina e Nemov- spiega la nota di firmata da Marie Struthers, direttrice per l’Europa orientale e l’Asia centrale di Amnesty International- stavano andando a Grozny, capitale della Repubblica cecena in Russia, per assistere alla condanna di Zarema Musaeva, arrestata, detenuta e processata con accuse che Amnesty definisce ‘inventate dalle autorità cecene a causa di alcune attività svolte dai suoi figli, uno dei quali è un difensore dei diritti umani'”.
“L’atroce pestaggio di Elena Milashina e Aleksandr Nemov da parte di aggressori mascherati in Cecenia questa mattina è stato un vile atto di violenza che non deve rimanere impunito. Amnesty International condanna con fermezza questo attacco ignobile e chiede alle autorità russe di perseguire rapidamente i responsabili e garantire la sicurezza di coloro che cercano verità e giustizia”, si conclude la nota.
L’attivista Musaeva intanto è stata condannata a cinque anni e mezzo da scontare in una colonia penale, a seguito di un processo “ingiusto, in assenza del suo avvocato, Nemov”, che veniva ricoverato in ospedale insieme a Milashina. Struthers ha continuato: “Considerando la serie di violenti attacchi contro i difensori dei diritti umani in Cecenia, le minacce dirette ricevute da Milashina da parte delle autorità cecene e il fatto che gli aggressori mascherati abbiano detto a Milashina e Nemov di ‘averli avvertiti’, questo brutale crimine evidenzia i pericoli estremi ai quali vanno incontro coloro che lottano contro l’ingiustizia e difendono i diritti umani in un contesto di aperta ostilità da parte delle autorità e di totale impunità per i responsabili”.
(L’immagine è uno screenshot di un video in cui Milashina racconta l’aggressione)
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