NEWS:

Il ‘cinemaio’ di Bologna che apriva solo per sè: “Le mascherine? Ribelliamoci”

In tempi di lockdown proiettava un film ogni sera anche senza spettatori. Ora Morris Donini invita tutti a ribellarsi contro la scelta del governo di mantenere l'obbligo di Fpp2 fino a giugno nei luoghi di spettacolo al chiuso

Pubblicato:04-05-2022 15:25
Ultimo aggiornamento:04-05-2022 15:25

cinema
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

BOLOGNA – Durante il primo lockdown del 2020 il piccolo cinema Mandrioli di Ca’ de’ Fabbri, frazione di Minerbio nel bolognese, salì alla ribalta delle cronache dopo che il gestore della sala, Morris Donini, pur di non chiudere del tutto decise di proiettare un film a sera anche senza la possibilità di accogliere spettatori, se non sè stesso. Ora lo stesso Donini ha affidato ad un post sulla pagina Facebook del cinema tutta la propria delusione per la proroga dell’obbligo di tenere la mascherina quando si va a vedere un film.

ANCORA FFP2, “DISPERAZIONE E INCREDULITÀ

Il gestore ha scritto il post l’1 maggio: “Una data che aspettavo da molto tempo e questo è quello che avrei voluto scrivere oggi nella giornata dei lavoratori, d’altronde la mia vocazione è di ‘cinemaio’, non di poliziotto. Invece, se da un lato esulto per la sospensione del Green pass, dall’altro c’è incredulità mista a disperazione per la proroga dell’obbligo di mascherine (Ffp2!) fino al 15 giugno nei luoghi di spettacolo al chiuso. Chiariamo: la mia non è una lotta contro le mascherine ma una battaglia contro le discriminazioni, in difesa della coerenza e della giustizia”.

“NON È MISURA SANITARIA MA SCELTA POLITICA PERICOLOSISSIMA”

In questi due anni “abbiamo sempre rispettato tutte le rigide prescrizioni, ma quella di oggi non è più una misura sanitaria ma una scelta politica pericolosissima, che ci vede per l’ennesima volta il settore più penalizzato- continua Donini- e punta il dito contro i luoghi di spettacolo, classificandoli come posti pericolosissimi (però si può andare liberamente nei centri commerciali, in chiesa, al lavoro, al bar, al ristorante, nemmeno in discoteca mentre si balla è più richiesta dall’1 aprile)”. Quello dei cinema è “il settore che ha subito i danni più ingenti– aggiunge Donini- e se negli altri Paesi ci sono timidi segnali di ripresa, qui siamo al collasso”.


“SERVE UN DURO ATTO DI RIBELLIONE DI TUTTA LA NOSTRA CATEGORIA”

Tra l’altro, “volendo fare i furbi- scrive il gestore del Mandrioli- l’obbligo è facilmente aggirabile poiché è consentito mangiare e bere durante la proiezione, ma il mio sguardo è rivolto in alto, convinto che serva un atto duro di ribellione da parte di tutta la nostra categoria“. Ma Donini si rivolge anche al pubblico, perchè “voi potete fare la differenza: la vostra risposta migliore sarà quella di affollare i luoghi di spettacolo, tutti, dal supermega multiplex da 200 schermi con divani in pelle umana all’ultimo cinema di periferia e che si azzardino, loro, a prendersene i meriti, se alla fine della tempesta saremo sopravvissuti”.
Lo sfogo di Donini è condiviso via social dalla sindaca di Minerbio, Roberta Bononi: “La sua e quella di tutti gli altri esercenti non è una lotta contro le mascherine, ma una lotta contro le discriminazioni”.

CI SI METTE ANCHE NETFLIX, “FILM PRIMA LÌ CHE IN SALA”

Se nei teatri in questi ultimi mesi “abbiamo visto una gran voglia di partecipazione, i cinema non sono mai usciti del tutto da quest’emergenza che, se mi posso permettere- scrive Bonori- è stata aggravata dalla quasi totale commercializzazione online delle case cinematografiche, i cui film adesso escono prima su Netflix che in sala“. Per la sindaca, insomma, “questa ennesima discriminazione che devono sopportare, fa dire basta”. Quindi “proteggiamoci e continuiamo a tenere alta la guardia- afferma Bonori- ma facciamolo con equità e responsabilità, senza redigere con queste regole un’insensata lista dei ‘luoghi più pericolosi'”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it