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Il chirurgo plastico: “Silicone vietato da anni, l’acido ialuronico no ma raccomando di evitarlo”

Benedetto Longo, professore al Policlinico Tor Vergata di Roma, torna sulla morte di Samantha Migliore dopo infiltrazioni di silicone al seno: "La tecnica più raccomandata è il lipofilling"

Pubblicato:04-05-2022 11:05
Ultimo aggiornamento:04-05-2022 11:16
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chirurgia plastica
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ROMA – “Il silicone è una sostanza proibita dal 1993, infiltrare silicone nel corpo, in qualsiasi parte, è vietato. Per quello che mi riguarda, la sostanza più sicura da iniettare nel seno è il tessuto autologo, ovvero quello proprio: un trapianto di grasso, meglio noto come lipofilling, che io eseguo di routine sia nelle ricostruzioni che anche in estetica per ridefinire i contorni della mammella, sia per forma che per morfologia”. Così Benedetto Longo, professore associato di Chirurgia plastica al Policlinico universitario Tor Vergata di Roma, intervistato dalla Dire, è tornato sul caso della giovane mamma Samantha Migliore, morta nella sua casa in provincia di Modena dopo infiltrazioni di silicone al seno.

L’USO DELL’ACIDO IALURONICO

Sono arrivati i dati preliminari dell’autopsia che ricondurrebbero il decesso della 35enne a un’embolia e a partire da questi il chirurgo plastico ha fatto chiarezza anche sulle sostanze che si possono infiltrare e su cosa dice la legge. “Oggi l’acido ialuronico non è proibito, nel 2012 però – ha chiarito Longo – è stato vietato l’uso dell’acido ialuronico Macrolane per le infiltrazioni al seno, a seguito di segnalazioni dei radiologi che rilevavano, dalle immagini diagnostiche, che durante il riassorbimento determinava neo angiogenesi ovvero la formazione di vasi sanguigni, interferendo a volte con il processo diagnostico”.

IL LIPOFILLING, LA TECNICA PIÙ RACCOMANDATA

Ad oggi va precisato che “le società scientifiche raccomandano di non infiltrare niente altro che tessuto adiposo, ma non è proibita l’ infiltrazione di acido ialuronico in altre formulazioni. Io raccomando il non utilizzo – ha ribadito il chirurgo plastico – e di preferire il proprio tessuto, magari trapiantato dalla pancia al seno, anche per piccoli aggiustamenti morfologici”. Una valutazione che può soddisfare di più le donne: “L’acido ialuronico è riassorbibile e lascia esiti e proprio per questi possono esserci complicanze legate dalla quantità di sostanza che si infiltra e può dare granulomi o reazioni allergiche difficili da gestire e per le quali si deve agire con nuovi interventi chirurgici. Quanto al tessuto adiposo- ha spiegato- è vero che una parte non attecchisce, ma in quantità variabile, tra il 30% e il 70%, il grasso trapiantato resta per sempre e non causa reazioni immunitarie”.


LA MORTE DI SAMANTHA MIGLIORE

I primi dati dell’autopsia hanno mostrato la presenza di silicone nel corpo di Samantha Migliore. “Questa ipotesi l’avevamo già sostenuta – ha sottolineato Longo -, che ci fosse stata un’infiltrazione della sostanza in un vaso sanguigno e che in seguito fosse avvenuta un’embolia. È molto probabile che questo abbia determinato il decesso. Se la signora avesse avuto una complicanza in una struttura adeguata, non con infiltrazione di silicone voglio ribadirlo, sarebbe stata repentinamente affrontata con personale e strumentazione adeguata. Poi non sappiamo l’esito, ma sarebbe stata tutelata”.

Dunque il chirurgo palstico lancia un appello: “Rivolgersi a personale medico con esperienza riconosciuta nel trattamento della mammella e a strutture sanitarie autorizzate”. E ancora “che sia preferibilmente un chirurgo plastico ricostruttivo ed estetico con specializzazione, richiedere sempre che tipo di materiale viene infiltrato e – ha ribadito il professore – che sia riconosciuto come dispositivo medico perché i materiali riconosciuti da organismi notificati devono superare prove di immissione nel mercato più rigide di sostanze che girano senza questo riconoscimento”. Alle donne il chirurgo plastico ha lanciato un appello: “Considerate preferenzialmente il tessuto autologo – ha concluso – rispetto a quello di sintesi o all’acidio ialuronico che è meglio evitare”.

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