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Il corso Ue alla Dire: dopo i primi laboratori al via la terza giornata

Tra i temi di oggi i processi democratici, la partecipazione e le specificità nazionali. L'evento si può seguire anche in streaming

Pubblicato:04-03-2023 09:38
Ultimo aggiornamento:04-03-2023 17:55
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ROMA – È cominciata nella redazione dell’agenzia di stampa Dire a Roma la terza giornata del corso di formazione sull’Europa rivolto a giovani giornalisti, content creator e operatori dell’informazione. A coordinare l’iniziativa, negli spazi di corso d’Italia 38/A, con lezioni, dialoghi, laboratori e prove pratiche, docenti ed esperti di diritto, politica e comunicazione dell’Ue.

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I temi al centro del corso, promossi anche attraverso una diretta streaming, vanno dalle istituzioni europee ai valori democratici, dal ruolo del Parlamento Ue al lavoro delle redazioni sull’attualità comunitaria, dai rischi di manipolazione delle notizie alle sfide del fact-checking, decisive oggi e nel prossimo futuro, con le elezioni europee del 2024 alle porte.


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Al centro in mattinata i processi democratici e la partecipazione, con un contributo di Francesco Cherubini, docente di diritto dell’Ue presso la Luiss. Le specificità nazionali saranno il tema di Alessio Pisanò, direttore di Total Eu, service di produzione audiovisiva con sede a Bruxelles. Attenzione particolare su web e reti sociali. Proporrà invece un bilancio della tre giorni di corso Valentina Parasecolo, giornalista e autrice, coordinatrice dell’ufficio stampa del Parlamento europeo in Italia. Nel suo intervento, in dialogo con i partecipanti e con laboratori pratici, anche monitoraggio dei media e racconto delle campagne elettorali, formazione di opinioni ed effetti nel lungo periodo, strumenti e servizi del Parlamento Ue per i giornalisti.

I GIOVANI CRONISTI RIPARTONO DAI LABORATORI

Il dibattito di oggi è ripreso dopo i laboratori ai quali i giovani cronisti hanno partecipato nella serata di ieri. Divisi in gruppi di lavoro i reporter hanno elaborato articoli e schede ricostruendo modi, tempi e prospettive dei percorsi legislativi dell’Unione europea. In evidenza il ruolo delle istituzioni, dalla Commissione al Parlamento al Consiglio dell’Ue, senza dimenticare il contributo che possono offrire realtà sociali e cittadini, attraverso consultazioni pubbliche e non solo.

CHERUBINI (LUISS): “MIGRANTI DIVENTATI TERRENO PROPAGANDA ANTI-UE”

Le migrazioni come terreno di propaganda e disinformazione rispetto all’Unione Europea: è la prospettiva suggerita da Francesco Cherubini, docente di Diritto dell’Unione europea presso l’università Luiss Guido Carli. Citato il caso Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Ue a seguito del referendum del 2016. “Ero in Inghilterra quando fu pubblicato un manifesto nel quale l’United Kingdom Independence Party (Ukip), il partito di Nigel Farage, denunciava il fatto di essere arriva al ‘breaking point’, il punto di rottura” ricorda Cherubini. “Nella foto si vedeva una folla di persone originarie di Paesi lontani e si sosteneva che fosse l’ora per la Gran Bretagna di ‘riprendere il controllo dei propri confini'”.

Una forzatura e anzi, di più, una falsificazione, secondo il docente. “Fui molto sorpreso – ricorda Cherubini – Fin dal 1984 il Regno Unito si era sempre fermamente chiamato fuori da ogni tipo di cooperazione in termini di asilo, anche in occasione del Trattato di Amsterdam del 1997, quando pretese un protocollo che lo escludesse”.

“UE NON INCISIVA, PESANO I TRATTATI”

In tema di migrazioni l’Unione europea non ha competenze particolarmente incisive, sottolinea Cherubini evidenziando i limiti connessi al principio di attribuzione per tutte le organizzazioni internazionali. “Queste”, osserva l’esperto, “sono regolate da ciò che è scritto nei trattati, dove è indicato quello che si può e quello che non si può fare”. Secondo l’esperto, “quando sorgono problemi su aree specifiche ogni risposta passa dal principio di attribuzione, che segna i confini delle possibilità di intervento di tutte le organizzazioni internazionali, Ue compresa”.

Il docente continua: “Quando si evoca un problema bisogna considerare gli strumenti a disposizione; e la responsabilità politica nasce se ci sono strumenti e non vengono usati o sono usati male“. Secondo Cherubini, le migrazioni sono un esempio centrale, anche sul piano della comunicazione e del lavoro giornalistico. “Su temi delicati come il diritto alla protezione e all’asilo bisogna sapere che strumenti ci sono – sottolinea il professore della Luiss – La verità è che rispetto a queste politiche l’organizzazione non ha competenze particolarmente incisive”.

“SUI MIGRANTI I REPORTER HANNO RESPONSABILITÀ ENORMI”

“In tema di asilo e immigrazione, il giornalista ha una responsabilità enorme nella rappresentazione delle scelte politiche e degli Stati membri, quindi gli è richiesta una precisione pressoché assoluta”. Questo il monito che Francesco Cherubini, docente di diritto dell’Ue, affida all’agenzia Dire durante la terza giornata di un corso di formazione rivolto a giovani giornalisti, content creator e operatori dell’informazione. La questione dei migranti “irregolari” è spesso al centro del dibattito politico degli Stati membri, alimentato anche da notizie di cronaca spesso tragiche, come conferma il naufragio di una barca davanti alle coste crotonesi in cui ancora si continua a fare la conta delle vittime, giunta oggi a 70 morti.

D’altronde la politica d’asilo, secondo Cherubini, “presenta molte problematicità ma ne individuiamo due in particolare, e di livello diverso. Una spetta agli Stati membri, ed è quella di operare una riforma delle competenze dell’Unione europea in materia di asilo, che al momento non sono piene, anzi sono in un certo senso secondarie rispetto a quelle degli Stati membri. Poi sulla base di queste nuove competenze andrebbe sviluppata in sede Ue una politica molto più uniforme, efficace e soprattutto rispettosa dei diritti fondamentali”. Attualmente, osserva Cherubini, “la situazione è resa assai complicata dall’assenza di canali legali d’ingresso, che alimenta il mercato irregolare“.

Eppure, osserva il docente della Luiss, la quota di ingressi “irregolari” rappresenta una cifra relativamente bassa: nel 2020 sono stati 125.226, una quota minuscola rispetto alla popolazione europea totale, composta da 447 milioni di persone, di cui solo il 5% è costituito da cittadini non europei. “Più che il fenomeno degli ingressi irregolari – dice Cherubini – risultano significativi i numeri relativi alle presenze irregolari, vale a dire cittadini non europei entrati regolarmente e poi rimasti sebbene sia scaduto il permesso di soggiorno o il visto. La nazionalità più presente già a partire dal 2014 è quella ucraina, che complessivamente ha superato quella di afghani e siriani, accanto a quella moldava. Prima ancora era quella albanese e fino alla sospensione del regime semplificato dei visti si osservava anche una forte presenza di russi”.

A fare la differenza, conclude lo studioso, “è il fatto che ad alcune nazionalità non sia richiesto il visto d’ingresso oppure sia prevista una procedura di visto agevolato tramite accordi specifici coi Paesi terzi”. Una situazione che non riguarda ad esempio quelli africani, dove “solo ai cittadini delle Mauritius e delle Seychelles non è richiesto visto”. Secondo Cherubini, “per tutti gli altri, al contrario, sussistono procedure complesse che richiedono tanto tempo e denaro“.

PISANÒ (TOTAL EU): “NEL 2024 AL VOTO CONTRO L’EUROSCETTICISMO”

La crescita dell’affluenza alle elezioni europee passa dal contrasto a “una percezione dell’Ue come lontana e inefficace” e a una visione del voto solo come “una sorta di referendum sui singoli governi nazionali”: così Alessio Pisanò, direttore a Bruxelles del service giornalistico Total Eu. “Anche in Italia – sottolinea l’esperto – la partecipazione è andata sia pur leggermente calando dopo il picco dell’85% che segnò la prima elezione del Parlamento Ue nel 1979″. Secondo Pisanò, anche alle ultime consultazioni il dato italiano è stato comunque superiore rispetto a quello del voto regionale di quest’anno ad esempio nel Lazio o in Lombardia. In altri Paesi, dalla Danimarca alla Romania, evidenzia il direttore di Total Eu, l’affluenza alle europee è invece aumentata.

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Pisanò sottolinea comunque la necessità di contrastare “una dialettica euroscettica che può portare alla crescita di una percezione dell’Ue come lontana e inefficace”. Altro aspetto critico, secondo l’esperto, è “il pensare il voto per il Parlamento Ue come l’occasione per approvare o bocciare l’azione dei governi nazionali e non invece per esprimersi sull’Europa”.

“ATTENTI A TAX RULING, IN GIOCO BENE COMUNE”

I “tax ruling” con i quali alcuni Paesi dell’Ue attirano multinazionali e società straniere attraverso vantaggi fiscali dovrebbero essere al centro di un dibattito pubblico sul bene comune in vista delle elezioni europee del 2024, osserva Pisanò. Per il direttore di Total Eu, “lo 0,1% del fatturato di Apple o di altri colossi privati può essere un’entrata molto importante per un Paese di dimensioni piccole o medie“.

Tra gli esempi in materia di “tax ruling” c’è quello dei Paesi Bassi. “Sono considerati falchi e particolarmente ligi quando si tratta di spendere – annota Pisanò – ma poi offrono proposte fiscali straordinariamente interessanti, anche per aziende italiane, che stabiliscono lì la loro sede per risparmiare, in modo legale”. Il rischio? “Che scelte come queste vadano a detrimento degli altri 26 Paesi dell’Ue”, spiega il direttore di Total Eu.

“RACCONTARE BENE ELEZIONI, ANCHE CON SOCIAL”

Le elezioni europee del 2024 saranno un appuntamento cruciale per i cittadini e quindi sarà fondamentale per i giornalisti raccontarle al meglio; per fare questo, a cascata bisogna saper usare i social media insieme con i mezzi più tradizionali come la carta stampata e l’audiovisivo”, sottolinea Pisanò, che poi continua: “I social permettono il racconto veloce, efficace e ‘catchy’, rivolto anche a un pubblico di giovani. I media più tradizionali come radio, televisione e carta stampata servono invece a spiegare in modo approfondito quello che succede durante e dopo le elezioni”.

PARASECOLO (UE): “GIORNALISMO MULTIMEDIALE CONTRO DISINFORMAZIONE”

“Database multimediali, il multimedia centre del Parlamento europeo, nonché la possibilità di essere invitati per seguire le plenarie e le attività delle singole commissioni: sono veramente tanti gli strumenti a disposizione dei giovani giornalisti che intendono raccontare gli affari europei“. Parola di Valentina Parasecolo, coordinatrice dell’Ufficio stampa del Parlamento europeo in Italia.

Occasione della riflessione è la terza giornata di un corso di formazione nella redazione dell’agenzia Dire, rivolto a giovani giornalisti, content creator e operatori dell’informazione. Si tratta quindi, conclude Parasecolo, di conoscere e usare “questi numerosi strumenti per contrastare la disinformazione, che è una delle grandi sfide che deve affrontare chi vuole fare questo lavoro”.

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