ROMA – “Una razionalizzazione delle spese”, comprensiva di tagli del 40 per cento agli stipendi dei membri del Consiglio presidenziale e dei ministri: ad annunciarla è stato il governo di Tripoli, alle prese ormai da mesi con l’offensiva militare del generale Khalifa Haftar e un blocco dell’export petrolifero. Della misura, che in un’ottica di “giustizia sociale” dovrebbe prevedere un nuovo limite alle promozioni e una riduzione del 30 per cento delle retribuzioni ai consulenti, ha riferito il ministero delle Finanze in una nota rilanciata oggi dal Libya Observer e da altri quotidiani libici.
L’annuncio ha seguito di un giorno le dimissioni di Ghassan Salamé, l’inviato speciale dell’Onu che aveva cercato di favorire un negoziato a Ginevra tra Haftar e l’esecutivo di Tripoli, riconosciuto dalle Nazioni Unite e guidato da Fayez Al-Serraj. All’origine della decisione del diplomatico libanese ci sarebbero “motivi di salute” ma alcuni osservatori hanno evidenziato che la scelta potrebbe essere stata condizionata dallo stallo delle trattative.