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Parte la campagna 070, per una cooperazione in Italia più forte

Pubblicato:01-12-2021 14:10
Ultimo aggiornamento:01-12-2021 14:10

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ROMA – Nell’immediato, provare a influire sui contenuti della legge di bilancio all’esame del parlamento italiano; in prospettiva, affermare l’imprescindibilità della cooperazione allo sviluppo in un mondo sempre più interconnesso: questo il doppio binario della Campagna 070, iniziativa della società civile presentata oggi.

“Non vogliamo accusare il nostro Paese ma al contrario sostenerlo” la premessa di Ivana Borsotto, portavoce della Campagna e presidente di Focsiv, la federazione del volontariato promotrice della giornata insieme con le alleanze delle ong Aoi, Cini e Link 2007.

Vogliamo rafforzare la cooperazione allo sviluppo perché possa essere appieno parte integrante e qualificante della politica estera italiana, come previsto dalla legge 125 del 2014″.
Il senso della Campagna sta anche nei numeri. C’è l’obiettivo dello 0,70, inteso come quota del Prodotto interno lordo, rispetto al quale l’Italia assunse un impegno oltre 50 anni fa, il 24 ottobre 1970, aderendo a una risoluzione del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite. E ci sono le stime attuali, con il calo degli stanziamenti per gli Aiuti pubblici allo sviluppo (Aps) a partire dal 2017.


“Dopo una crescita sia pure altalenante c’è stata una battuta d’arresto” denuncia Borsotto. “Nel 2020 sono stati raggiunti appena tre miliardi e 700 milioni, una somma pari allo 0,22 per cento del Pil”.
Secondo gli animatori della presentazione, trasmessa in diretta anche sui canali social dell’agenzia Dire con il titolo ‘Il mondo ha fame. Di sviluppo’, il momento è decisivo.

“Nel testo all’esame del parlamento c’è un’inversione di tendenza, con 99 milioni in più per il 2022 e poi fondi aggiuntivi fino al 2026, per un totale di un miliardo e 200 milioni” sottolinea Borsotto. Convinta che bisogna “plaudire a una buona notizia” ma, allo stesso tempo, tenere alta la guardia. “Abbiamo due richieste: costituire un fondo di emergenza da 200 milioni che permetta di rispondere alle sfide globali, anche sul piano climatico; approvare un ordine del giorno che impegni il governo a rendere pubblici gli incrementi progressivi degli Aps rispetto all’obiettivo intermedio dello 0,50 nel 2027 e dello 0,70 nel 2030″.

Interviene al dibattito anche Romano Prodi, ex presidente del Consiglio italiano e della Commissione europea. “La mia esperienza mi dice che l’aiuto allo sviluppo è spesso ritenuto un ‘in più'” sottolinea, denunciando meccanismi decisionali che hanno finora penalizzato la cooperazione. “Quando a fine anno arriva il Milleproroghe, che serve per soddisfare esigenze di tipo elettoralistico, si toglie sempre all’aiuto allo sviluppo, che non ha nessun difensore specifico in parlamento: purtroppo non esiste un collegio del Terzo mondo“. Il monito di Prodi è che “se non si cambiano questi meccanismi allo 0,70 non si arriverà mai”.

Il tema è rimpreso da monsignor Giuseppe Satriano, presidente della fondazione Missio. Tra i suoi appelli quello a effettuare interventi “che non siano fatti a somiglianza e immagine del donatore bensì del beneficiario” e a “riequilibrare” gli investimenti, con un maggiore spazio per gli aiuti bilaterali, frutto dei rapporti diretti tra i Paesi. Monsignor Satriano cita passaggi dell’enciclica di Papa Francesco ‘Fratelli tutti’, invitando a “una cultura nella quale l’altro ci appartiene”.

Le Nazioni Unite e in particolare l’Agenda 2030 sono invece il riferimento centrale per Marcella Mallen, presidente dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis). “Quest’anno il nostro Paese ha avuto un ruolo di primo piano con il coordinamento del G20 e la Cop26 sul clima, ma la marcia indietro sugli aiuti ha rappresentato una stonatura” l’appunto.

“Il dato dello 0,22 per cento del Pil del 2020 spicca per contrasto rispetto agli impegni di altri Paesi europei, come la Germania, che è allo 0,74, o alla Francia, allo 0,60”. Troppo poco anche secondo Roberto Natale, giornalista di Rai per il sociale, moderatore del dibattito, al fianco dei rappresentanti di Caritas italiana e Forum nazionale del terzo settore. “Oggi la realtà si incarica a schiaffi di ricordarci che siamo interconnessi” sottolinea, tornando sul tema della pandemia di Covid-19. “La mancata distribuzione dei vaccini nei Paesi svantaggiati è stata definita dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, un’oscenità”.

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