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Lazio, il centrodestra punta su Rampelli per cancellare ‘l’effetto Pirozzi’

Fdi ritiene che Rampelli, visto anche il suo collocamento nell'area della destra sociale vicina culturalmente e politicamente a quella di Pirozzi, sarebbe l'unico candidato in grado di limitare i danni

Pubblicato:18-01-2018 14:44
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:22

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ROMA – Se si dovesse arrivare al muro contro muro, con Sergio Pirozzi in campo nonostante le pressioni per farlo ritirare, il centrodestra romano schiererà Fabio Rampelli come candidato alla presidenza della Regione Lazio.

A quanto apprende l’agenzia Dire è questa la soluzione meno dolorosa individuata da Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. Nonostante il leader del Carroccio continui a preferire Pirozzi (lo ha anche ribadito oggi con queste parole: “Bisogna arrivare subito a un candidato unico Pirozzi mi piace, ma è un punto di vista mio”), se lo stesso sindaco di Amatrice non si ritirasse Rampelli potrebbe essere l’unico candidato in grado di asciugare il consenso che Pirozzi attirerebbe comunque su di sé.

Fdi ritiene che Rampelli, visto anche il suo collocamento nell’area della destra sociale vicina culturalmente e politicamente a quella di Pirozzi, sarebbe l’unico candidato in grado di limitare i danni causati da un competitor nello stesso campo.


E poi Rampelli è sicuramente il più forte dal punto di vista elettorale: è una figura storica della destra romana e laziale ed esponente di punta del principale partito della coalizione a Roma, ovvero Fdi. Visto anche che nessun ‘azzurro’ vuole sacrificarsi il nome in pista potrebbe essere davvero il suo.

Sullo sfondo, comunque, resta il tentativo, ormai quasi disperato, di far ritirare Pirozzi dalla contesa elettorale.

L’ultima carta da giocare, ma è un azzardo, sembra essere quella di proporre al sindaco di Amatrice la poltrona, di nomina governativa, a commissario per la ricostruzione. Un ruolo che farebbe di Pirozzi il vero “ricostruttore” della sua amata terra.

Ma per arrivare a quella posizione, ammesso che interessi, c’è da passare prima per le forche caudine del voto del 4 marzo. E il centrodestra non può dire di essere sicuro della vittoria.

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