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Cucina e solidarietà, la storia dello chef Lorenzo

Dalla formazione al pasto sospeso, perché nessuno resti indietro

Pubblicato:09-04-2018 16:29
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:44

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ROMA – La passione che Lorenzo ha per la cucina la leggi nei suoi occhi. Giovanissimo chef romano, 35 anni a settembre, Lorenzo Leonetti è uno dei soci del ‘Grandma’ Bistrot al Quadraro, popolosa zona di Roma. Nella sua (ancora) breve carriera, è riuscito a unire alla sua prima passione anche quella per il sociale, per quella che lui ama chiamare “la ristorazione sociale, cioè la formazione e la ristorazione sottoforma di inserimento lavorativo nell’ambito del terzo settore”. Lorenzo ha aperto una sua attivita a 28 anni e pochi mesi dopo ha iniziato ad avere prima dipendenti poi responsabilità sempre maggiori. Il suo locale, che gestisce in società con altri 3 soci, è un bistrot aperto in una zona di Roma, il Quadraro, decisamente popolare e multietnica.

Nel 2013, dopo essere entrato in contatto con l’associazione ‘Prime’, che si occupa di solidarietà sociale, ha conosciuto direttamente la realtà dell’immigrazione: “Questo mi ha portato a interessarmi di più della cosa, serviva un qualcosa di più strutturato. Sono quindi uscite fuori realtà virtuosissime, che abbinavano proprio l’autofinanziamento alla formazione organizzata, schematica”. Da qui, la scelta e la possibilità di formare persone, ragazzi, migranti e contemporaneamente italiani. Non si fanno distinzioni, nessuno deve rimanere indietro nell’intento di Lorenzo. “Mi piaceva l’idea di non formare un ragazzo alla volta, ma un’aula vera e propria“. Con il Grandma prima e con la collaborazione di Monica D’Angelo, esperta di inserimento lavorativo, poi, “abbiamo dato vita ad un progetto pilota di scuola, che si chiama ‘Matechef’. In due anni abbiamo formato più di 60 ragazzi, sono stati inseriti una trentina di ragazzi in attività ristorative”.

Proprio questa sua attività lo ha portato ad essere contattato da Amnesty Italia e da Casetta Rossa: “Man mano che la formazione era più riconosciuta, sono stato contattato da Amnesty Italia prima e da Casetta Rossa poi”. Con quest’ultima, infatti, ha partecipato al ‘Pasto sospeso‘, l’iniziativa promossa da Erri De Luca e Chef Rubio: “Casetta Rossa gestisce un piccolo punto di ristoro alla Garbatella. Con i proventi curano il parco giochi, le attività dei bimbi, e un forno sociale. Da due anni hanno istituito il ‘Pasto Sospeso’, ovvero la possibilità di lasciare una quota simbolo, dai 5 euro in su, per offrire il pasto al prossimo”. E parliamo di “persone del quartiere, bisognosi e non, migranti e italiani, che possono andare a Casetta e chiedere se qualcuno ha lasciato un pasto per loro. È un progetto che sta andando molto bene”.


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