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Famiglia, Istat: “A gennaio 2018 unioni civili per 13,3 mila cittadini, boom al nord e nelle grandi città”

ROMA - Tra i 25 e i 34 anni non sono ancora sposati l’81% degli uomini e il 65% delle

Pubblicato:06-09-2018 10:22
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:31
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ROMA – Tra i 25 e i 34 anni non sono ancora sposati l’81% degli uomini e il 65% delle donne. Lo comunica l’Istat.

Per le trasformazioni dei comportamenti familiari, che hanno contribuito ai forti cambiamenti in termini di struttura dello stato civile della popolazione, un ruolo determinante lo ha avuto il forte calo della nuzialità – segnala Istat – tra il 1991 e il 2016, il tasso di primo-nuzialità passa per gli uomini da 658,0 a 449,6 per 1.000 residenti, mentre per le femmine da 670,7 a 496,9 per 1.000 residenti.

La diminuzione e la posticipazione della nuzialità in atto nel nostro Paese da oltre 40 anni hanno prodotto un crollo particolarmente evidente della condizione di coniugato tra i giovani adulti. Confrontando il 1991 con il 2018 il calo è massimo nella classe di età 25-34 anni: la quota di coniugati scende dal 51,5% al 19,1%, quella delle coniugate dal 69,5% al 34,3%. Nel contempo celibi e nubili crescono di oltre 30 punti percentuali, dal 48,1% all’80,6% e dal 29,2% al 64,9%.


ISTAT: CRESCE QUOTA DIVORZIATI, SOPRATTUTTO TRA 55 E 64 ANNI

L’istat segnala che tra il censimento 1991 e le rilevazioni al primo gennaio 2018 cresce la quota di divorziati soprattutto nella classe 55-64 anni, passando dallo 0,8% al 5,3% per gli uomini e dall’1,0% al 6,4% per le donne.

Considerando la popolazione nel complesso, tra il 1991 e il 2018 coniugati e coniugate diminuiscono di oltre 3 punti percentuali: dal 51,5% al 48,2% e dal 49,5% al 46,3%. Tale diminuzione è stata progressiva nei decenni intercensuari. All’opposto, invece, crescono i celibi e le nubili: dal 45,4% al 46,9% e dal 37,6% al 38,6%.

ISTAT: AL PRIMO GENNAIO 2018 UNITI CIVILMENTE 13,3 MILA CITTADINI

Al primo gennaio 2018 i cittadini residenti che hanno costituito un’unione civile in Italia o che hanno trascritto un legame precedentemente contratto all’estero ammontano a circa 13,3 mila unità, lo 0,02% di tutta la popolazione residente. Lo comunica l’Istat.

Inoltre, le persone che risultano non più in unione civile a seguito dello scioglimento dell’unione o del decesso del partner sono ancora un numero molto contenuto (rispettivamente meno di 50 e meno di 150 unità).

Il 68,3% dei residenti uniti civilmente è di sesso maschile; il 56,8% risiede nelle regioni settentrionali, il 31,5% al Centro e l’11,7% nel Mezzogiorno.

Presentano un maggior numero di uniti civilmente le regioni Lombardia (25,4%), Lazio (20,0%) e Piemonte (10,0%) che da sole raccolgono oltre la metà del totale dei 13,3 mila complessivi. In queste regioni si trovano infatti le città metropolitane di Milano, Roma e Torino, nelle quali risiede circa un quarto di tutti gli uniti civilmente.
Analizzando la distribuzione per età emerge che a scegliere questa modalità è una popolazione matura con un’età media di 49,5 anni per i maschi e di 45,9 anni per le femmine (Prospetto 6).

A livello territoriale per gli uomini si va da un’età media di 48,2 anni per il Mezzogiorno a una di 49,9 anni per il Centro. Analogamente per le donne il valore più basso dell’età media (pari a 43,3 anni) si registra nelle regioni meridionali, mentre il più elevato (47,5 anni) si registra nelle regioni centrali.

In Italia, a partire da luglio 2016 e fino al 31 dicembre 2017, sono state costituite nel complesso 6.712 unioni civili (2.336 nel 2° semestre 2016 e 4.376 nel corso del 2017) che hanno riguardato prevalentemente coppie di uomini (4.682 unioni, il 69,8% del totale).

ISTAT: ROMA IN TESTA FRA CITTA’ METROPOLITANE PER UNIONI CIVILI

Tra le città metropolitane Roma in testa alla graduatoria per le unioni civili. Lo comunica l’Istat.

Dall’entrata in vigore della legge fino al 31 dicembre del 2017, nelle città metropolitane si è concentrato il 35,4% delle unioni civili avvenute in Italia (2.374 in totale).

Roma è in testa con 763 eventi (553 coppie di uomini e 210 coppie di donne); valori simili si riscontrano a Milano con 621 eventi (489 e 132) e a Torino con 256 (187 e 69). Si tratta prevalentemente uomini (il 74,5% sul totale) e di cittadinanza italiana (quasi il 91% del totale).

Tra le città del Mezzogiorno soltanto Napoli e Palermo mostrano valori di un certo rilievo (rispettivamente 114 unioni a Napoli e 60 a Palermo), nelle altre città del Sud e delle Isole si registrano invece quote percentuali al di sotto dell’1%.

ISTAT: QUASI 6 UNIONI CIVILI SU 10 A NORD, POCO PIU’ DI UNA SU 10 A SUD

Nel corso del primo anno e mezzo di applicazione della legge, quasi il 60% delle unioni civili è stato costituito nelle regioni del Nord (il 38,8% nel Nord-ovest e il 21,1% nel Nord-est), più di un quinto del totale nazionale nel Centro (28,1%), mentre solo il 12,0% nelle regioni del Mezzogiorno. Lo comunica l’Istat.

In Italia a partire da luglio 2016 e fino al 31 dicembre 2017 sono state costituite 6.712 unioni civili (2.336 nel secondo semestre 2016 e 4.376 nel corso del 2017). Le unioni civili, costituite presso gli Uffici di Stato civile dei comuni italiani nel primo anno e mezzo di applicazione della norma, hanno riguardato prevalentemente coppie di uomini (1.720 unioni nel 2016 e 2.962 nel 2017, pari rispettivamente al 73,6% e al 67,7% del totale), mentre le unioni civili costituite tra coppie di donne sono state pari a 616 nel 2016 e 1.414 nel 2017 (sul totale rispettivamente 26,4% e 32,3%).

Nel periodo considerato, il 70% delle unioni civili si è concentrato in cinque regioni, con la quota più elevata in Lombardia (24,9% del totale nazionale), seguita da Lazio (15,5%), Piemonte, Toscana ed Emilia-Romagna (le prime due regioni con il 10,0% e la terza con il 9,7%), la geografia è pressoché invariata anche nel periodo successivo

Al primo gennaio 2017 nelle città metropolitane di Torino, Milano e Roma risultano presenti nelle liste anagrafiche comunali (LAC)1 1.123 persone con stato civile “unito/a civilmente” (195 a Torino, 497 a Milano e 431 a Roma), pari allo 0,2‰ residenti. Nelle stesse città, al primo gennaio 2018, ne risultano complessivamente 3.278 (pari allo 0,6‰ residenti): in particolare 556 a Torino, 1.228 a Milano e 1.494 a Roma.

Al primo gennaio 2018 gli uniti civilmente residenti in queste città sono prevalentemente uomini (il 74,5% sul totale) e di cittadinanza italiana (quasi il 91% del totale). Milano è il comune con la quota maggiore rispetto alle donne di uomini registrati in anagrafe come uniti civilmente (79,6%), mentre a Torino e a Roma un quarto del totale dei residenti uniti civilmente è rappresentato da donne (rispettivamente 31,5% e 27,4%).

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