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Genocidio Ruanda, Survie (ong): “La Francia riconosca il suo ruolo”

La notte del 6 aprile 1994 ebbe inizio uno dei capitoli piu’ neri della storia africana: l’offensiva dei miliziani di etnia hutu contro la minoranza tutsi

Pubblicato:06-04-2018 14:41
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:43

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ROMA – Nella notte del 6 aprile 1994 ebbe inizio uno dei capitoli piu’ neri della storia africana moderna: l’offensiva dei miliziani di etnia hutu contro la minoranza tutsi che in cento giorni, secondo stime dell’Onu, causo’ in Rwanda l’uccisione di circa 800mila persone.
E’ per non dimenticare quel massacro che Survie, una ong francese, ha inscenato in settimana a Parigi un gesto simbolico: la “riconsegna al mittente” da parte del governo ruandese di una finta cassa di armi presso la vecchia sede del ministero della Difesa. Un video diffuso dai quotidiani francesi mostra i finti postini consegnare una cassa e i gendarmi che, imbarazzati, chiedono loro di andare via.
“E’ un’azione simbolica per dimostrare che uno dei modi in cui la Francia ha sostenuto il genocidio e’ stato attraverso la consegna di armi”, ha spiegato François Graner, un ricercatore che collabora con la ong.

VIDEO de @Le_Parisien sur notre petite action de retour à l’envoyeur d’une des caisses d’armes expédiées par la France aux génocidaires des Tutsi du #Rwanda en 1994 :https://t.co/cfIJSQU6O5

— Survie (@Survie) April 5, 2018


Chiediamo al governo di Emmanuel Macron di riconoscere che la Francia ha sostenuto il regime responsabile del genocidio prima, durante e dopo il massacro”, ha detto Thomas Borrel, un altro rappresentante di Survie. “Che non accada come con le deportazioni degli ebrei, dove la Francia ha impiegato 50 anni per riconoscere le proprie responsabilita’”, ha aggiunto Graner. “Il sostegno di Parigi al governo ruandese e’ stato politico, mediatico, diplomatico e soprattutto militare. Da quest’ultimo punto di vista, l’azione piu’ concreta e’ consistita nell’invio di casse di armi”.
Le stragi di tutsi sarebbero state un gesto di “rappresaglia” per l’assassinio del presidente Juvenal Habyarimana, un hutu. Dirigenti di questa’ comunita’ attribuirono l’attentato al Fronte patriottico ruandese (Rpf), gruppo armato tutsi con cui era appena stato siglato un accordo di pace dopo cinque anni di conflitto. I contrasti interetnici in realta’ avevano riguardato anche i Paesi vicini, in particolare Repubblica Democratica del Congo e Burundi. L’attuale presidente del Rwanda, Paul Kagame, al potere dalla fine del genocidio, ha piu’ volte chiesto alla Francia di perseguire i responsabili delle stragi ma Parigi ha sempre negato ogni responsabilita’.

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