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Ascierto: “No alle lampade solari, soprattutto tra i giovani”

Chi le utilizza almeno una volta nella vita ha il 20% di probabilità in più di contrarre il melanoma

Pubblicato:04-06-2018 12:53
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:58
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CHICAGO – “Siamo molto preoccupati per la diffusione dell’uso delle lampade abbronzanti, soprattutto nella popolazione under 18. Anche uno studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità pubblicato nel 2017 ha indicato un grado di pericolosità davvero preoccupante: chi le utilizza almeno una volta nella vita ha il 20% di probabilità in più di contrarre il melanoma”, lo ha detto Paolo Ascierto (direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione ‘G. Pascale’ di Napoli) a latere dei lavori del meeting annuale dell’American Society of Clinical Oncology in corso di svolgimento a Chicago.

“Dobbiamo quindi stressare i messaggi sui rischi legati alle lampade solari”, ha sottolineato l’oncologo napoletano, “aiutare a capire la pericolosità sociale dell’uso delle lampade, produrre e organizzare delle campagne ancor più incisive di quelle che abbiamo già realizzato come Fondazione Melanoma per arrivare in modo più diretto e deciso ai giovani e ai loro genitori”. Nel nostro Paese in 5 anni i casi di melanoma sono aumentati del 34%: nel solo 2017 ne sono stati stimati 14mila, mentre erano 10.400 nel 2013. Nel trattamento di questo tumore della pelle l’arrivo dell’immunoterapia e della target therapy ha rappresentato una vera rivoluzione, passando dal 25% dei pazienti vivi a un anno dalla diagnosi (con una sopravvivenza media per la malattia avanzata di 6-9 mesi) all’attuale 70%. Con chiari vantaggi a lungo termine, visto che oggi circa il 50% dei pazienti è vivo dopo un decennio. La ricerca clinico-scientifica si sta concentrando sulle prospettive importanti offerte dalle combinazioni delle nuove terapie e proprio Ascierto è stato chairman della sessione educazionale dedicata a questi trattamenti al 54esimo Congresso ASCO.

Il melanoma registra un aumento di incidenza superiore negli uomini rispetto alle donne – ha spiegato il professore -. L’Italia ha guidato le sperimentazioni in questo campo che hanno portato all’approvazione nel 2011 del primo farmaco immuno-oncologico, ipilimumab, che ha dimostrato di migliorare la sopravvivenza a lungo termine nel melanoma in fase avanzata. Oggi i nostri sforzi mirano a consentire anche al restante 50% dei pazienti con malattia metastatica, che non rispondono alle nuove terapie, di vivere più a lungo”. In questa direzione va uno studio di fase II che ha coinvolto pazienti che non rispondono all’immunoterapia (in particolare agli anticorpi anti PD-1). “In questo lavoro – ha illustrato Ascierto – la combinazione di una molecola in grado di attivare la risposta immunitaria (IMO-2125, un agonista del recettore Toll like) con ipilimumab ha evidenziato un tasso di risposta obiettiva nel 47% dei pazienti, con un controllo della malattia nel 67% dei casi. Risultati che ci inducono a proseguire in questa direzione”. Ma, come spesso si sottolinea, prevenire è meglio che curare. Paolo Ascierto ha citato a Chicago un sondaggio di Fondazione Melanoma: il 70% dei giovani ignora cosa sia il melanoma e come la nostra pelle possa svilupparlo: “Questa patologia è la malattia classica di chi va al mare due settimane e si sottopone quasi senza protezioni ai raggi del sole proprio durante le ore in cui questi stessi sono più diretti e pericolosi. Occorre insegnarlo ai nostri giovani, perchè lo stile di vita è la prima difesa nella battaglia contro questa neoplasia”.


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