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Centrafrica, dopo i 16 morti di ieri parla il missionario: “Bombe in chiesa, ora silenzio a Bangui”

Ieri l'assalto alla chiesa di Notre Dame di Fatima e altre violenze: almeno 16 i morti e 100 i feriti

Pubblicato:02-05-2018 14:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:50

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ROMA – “Tra le vittime c’è un sacerdote centrafricano di nostra conoscenza, abbé Albert Toungoumale-Baba; oggi c’è molto silenzio“: così padre Federico Trinchero, missionario carmelitano a Bangui, dopo l’assalto di ieri alla chiesa di Notre Dame di Fatima e altre violenze, con almeno 16 morti e cento feriti.

In un messaggio diffuso stamane ad amici e sostenitori, il religioso continua: “Non ci sono stati spari o movimenti di profughi verso la nostra zona; aspettiamo un messaggio da parte dell’arcivescovo, monsignor Dieudonné Nzapalainga, di ritorno dall’Europa”. Padre Trinchero riferisce che la parrocchia di Notre Dame di Fatima è tenuta dai comboniani e che si trova nei pressi del Pk5, quartiere a maggioranza musulmana di Bangui, e del convento dei carmelitani.

LA CHIESA ASSALTATA DA COMMANDO ANCHE CON ESPLOSIVI

Secondo fonti concordanti, la chiesa è stata attaccata da un commando armato anche di ordigni esplosivi. Nell’edificio erano riuniti centinaia di fedeli per celebrare la fraternità di San Giuseppe. Improvvisamente, durante la messa, il commando ha fatto irruzione e ha cominciato a lanciare granate. Notre Dame di Fatima era già stata attaccata nel maggio del 2014. Ad essere presi d’assalto, a Bangui, sarebbero stati anche una moschea e alcuni ospedali.


MSF: SCONTRI A BANGUI, ASSISTITI 60 FERITI

A seguito degli scontri indiscriminati di ieri nei quartieri PK5 e Fatima di Bangui, la capitale della Repubblica Centrafricana, le équipe di Medici senza frontiere (Msf) hanno assistito circa 60 feriti arrivati nelle proprie strutture in cerca di cure. Cinque persone sono state trattate presso la maternità di Gbaya Dombia, nel quartiere PK5, dove sono state stabilizzate prima di essere dimesse. Uno di loro, in condizioni critiche, è stato trasferito all’ospedale di Msf a Sica, che in tutto ha ricevuto più di cinquanta pazienti, tutti con ferite da arma da fuoco. Sei di loro sono morti. Altri feriti sono stati curati in altre strutture mediche della capitale.

Quello di Sica è uno degli unici due ospedali di Bangui in grado di assicurare interventi chirurgici d’urgenza e garantisce cure gratuite a tutti coloro che ne hanno bisogno. Ma all’arrivo di un’ambulanza una folla concitata si è radunata davanti al nostro ospedale, minacciando il personale e ostacolando l’accesso ad altre ambulanze. “Comprendiamo la rabbia della gente, ma deve essere chiaro che un ospedale è un luogo di cura per tutti” ha detto Anne-Marie Boyeldieu, capo missione Msf in Repubblica Centrafricana. “Chiediamo a tutte le persone a Bangui di rispettare e agevolare il lavoro del personale medico, che ha il dovere di fornire cure a chiunque ne abbia bisogno, indipendentemente dalla sua identità, origine, appartenenza religiosa o politica”.

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