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L’appello di mamma Sara a sindaco di Roma: “Non vedo mio figlio da sette mesi”

La protesta tutti i venerdì a piazza San Cosimato

Pubblicato:31-05-2022 16:18
Ultimo aggiornamento:31-05-2022 18:00

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ROMA – “Da sette mesi non vedo mio figlio”. È l’accorato appello di una mamma sui social. Con un video pubblicato sul suo profilo Facebook, Sara chiede aiuto e supporto. Alle spalle il parchetto di piazza San Cosimato, nel quartiere Trastevere, luogo simbolo di mamme e bambini, “posto del cuore” soprattutto per Sara.
“Sarò qui tutti i venerdì perché venivo a giocare con D., mio figlio che non vedo da ottobre. Da sette mesi non sta più con me perché qualcuno ha deciso che le denunce rivolte fossero infondate. E quindi con un prelevamento da scuola, D. è stato collocato a casa del padre. Un uomo che mio figlio aveva conosciuto solo attraverso incontri protetti. Da ottobre non lo vedo più, ha 5 anni”.

Tra il sottofondo giocoso dei bimbi si interrompe Sara, cerca di trattenere le lacrime, riprende fiato e continua a leggere: “Sarò qui una volta a settimana a distribuire un volantino che recita queste parole: ‘Ora basta. Alla violenza subita dalle donne, si aggiunge una seconda violenza, la cosiddetta violenza istituzionale che vede e rende le donne vittime una seconda volta. Cos’è? Non prendere le denunce delle donne, non applicare le misure cautelative, si manifesta nell’80% delle assoluzioni sempre per casi di violenza, nell’obbligo di affido condiviso per l’uomo violento e nell’allontanamento dei figli dalle madri che hanno denunciato maltrattamenti. Abusi di potere da parte dei servizi sociali o di altre figure predisposte per la tutela. Chiedo il sostegno da parte di tutte le associazioni che si occupano di questi casi‘”.

L’appello di Sara si allarga al sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Domani in occasione del secondo congresso sulle ‘Madri Strappate’, Gaslighting nella legge 54/2006, che si terrà in Campidoglio, “leggerò una lettera al primo cittadino con la preghiera di intercedere con il servizio sociale del municipio affinché si ravvedano e si adoperino per riavvicinare ‘madre e figlio così brutalmente separati'”.


A seguire il testo: “Sono Sara, 42 anni, di Roma, insegnante, mamma di un bambino meraviglioso di 5 anni. Ho vissuto il dolore di una relazione violenta ed ho avuto la capacità e la prontezza di liberarmi e denunciare. Quelle vicende sono passate. Ho cresciuto mio figlio sola, tra i complimenti di tutti che immediatamente vedevano in D. un bambino solare e gentile, divertente e competente, come lo hanno sinceramente descritto tutti gli operatori scolastici fin dal nido; quindi sola, per tre anni interi, con tutta la dedizione e l’amore del mondo, senza mai ricevere una telefonata né una visita da parte del padre. Al ritorno di questo padre due anni fa, per vie legali, mio figlio aveva già 3 anni, e venne stabilito dal giudice l’affido cd ‘superesclusivo’ alla mamma e l’avvio di incontri protetti tra padre e figlio, che si sono sempre svolti regolarmente. Ora però mi trovo dentro una violenza molto più grande e di gran lunga più incomprensibile: la violenza di istituzioni sorde e scellerate”.

“Il 22 ottobre scorso 2021- scrive la mamma nell’appello- applicando un articolo 403, un’assistente sociale insieme al padre di D. si sono recati a scuola all’improvviso, senza avvisarmi, senza contraddittorio, e hanno preso mio figlio per consegnarlo al padre, che inoltre in quel momento era ancora in attesa di giudizio. Sette mesi di buio, di morsi allo stomaco, di disperazione, di vuoto assordante, durante i quali mi sono sentita appellare come ‘delirante, manipolatrice, furba…’. Togliere la mamma ad un bambino piccolo è un crimine contro l’infanzia”.

“Ho sempre creduto nella mia vita nella possibilità di rivolgermi alle Istituzioni, come sto facendo ora, perché mi è stato insegnato e quindi rivolgo a Lei Illustre Sindaco di questa città nonché Tutore ultimo responsabile di mio figlio D. con la preghiera di intercedere con il servizio sociale del Primo municipio di Roma affinché si ravvedano e si adoperino per l’applicazione delle indicazioni del giudice per riavvicinare madre e figlio così brutalmente separati”, prosegue Sara.

Difatti, “è di questi giorni, 13 maggio scorso, il confronto in Senato sulle risultanze della Commissione Parlamentare Femminicidio e distorsioni giuridiche su violenza e minori, è del 24 marzo scorso la sentenza della Cassazione per Laura Massaro che bandisce la pratica brutale degli allontanamenti dei minori da madri idonee e accudenti. Sono decine le associazioni, gli avvocati e i giuristi che ogni giorno lavorano per arginare la crudeltà di un sistema sordo e protervo e per sostenere donne e bambini vittime di violenza intrafamiliare prima e di distorsioni giuridiche dopo, eppure si continua ostinatamente a recidere il legame materno, ad imputare chi denuncia e a negare l’importanza della violenza stessa ribaltando sulle vittime il peso immane della giustizia, una giustizia che si basa su riferiti soggettivi di servizi sociali o simili”.

Quindi in virtù di un acceso dibattito istituzionale su queste migliaia di casi, scrive la mamma, “la prego di ascoltare le mie parole, di prendere in considerazione questa manifestazione di dolore verso un’ ingiustizia agita su di me ma soprattutto su mio figlio privato della sua mamma suo unico riferimento, ma anche privato dei suoi amici, della sua nonna e zia, anche loro tagliate fuori dalla sua vita; La prego di intervenire affinché le operatrici del servizio sociale del primo municipio di Roma si ravvedano e si impegnino a garantire il riavvicinamento di D. alla sua mamma, una mamma adeguata, incensurata, relazionata sempre madre attenta a tutto, madre encomiabile, madre adeguata, che ha cresciuto questo bambino con tutto l’amore e di più. Io La ringrazio illustre sindaco, per l’attenzione e l’ascolto e resto qui finché una luce di giustizia potrà tornare ad illuminare le nostre vite, la mia e di mio figlio”.

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