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Meloni con baffetti da Hitler, manifesti vandalizzati a Genova

Si moltiplicano i casi di cartelloni elettorali di Fratelli d'Italia strappati o deturpati con scritte ingiuriose nel centro di Genova. Balleari: "Elettori risponderanno con voto"

Pubblicato:30-04-2024 15:21
Ultimo aggiornamento:30-04-2024 15:21

giorgia meloni_hitler_genova
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GENOVA – Prima i manifesti appesi a testa in giù, ora i baffetti “alla Hitler”. Non c’è pace a Genova per i manifesti elettorali di Fratelli d’Italia. I primi a essere strappati e imbrattati, nelle settimane scorse, erano stati quelli del capogruppo in consiglio regionale e candidato alle europee, Stefano Balleari. Ora tocca anche a quelli della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

In piazza Dante, pieno centro e a pochi metri di distanza dall’aula dell’assemblea legislativa, il volto della premier è stato deturpato con un disegno a pennarello di baffetti che richiamano inequivocabilmente quelli di Adolf Hitler. Sulla fronte di Meloni compare anche una “zeta”, che rimanda al simbolo presente sui carri armati delle forze russe coinvolte nell’invasione dell’Ucraina. Poco più in là, un altro manifesto della premier è stato strappato per cancellarne il volto.

Negli ultimi giorni si sono moltiplicati gli episodi dei cartelloni elettorali di Fratelli d’Italia deturpati. Molte le affissioni di Balleari strappate o vandalizzate con scritte come “infami” o “fasci appesi”. Nel fine settimana, due manifesti di Balleari e Meloni erano stati trovati attaccati a testa in giù, a richiamare il cadavere di Benito Mussolini.


“Mentre certa sinistra non sopporta le sconfitte e reagisce nel modo peggiore, noi pensiamo al Paese. Imbrattare manifesti è illegale e antidemocratico. Non è colpa di Giorgia Meloni se la sinistra è in crisi di consenso e ha perso il contatto con la realtà“, commenta Balleari alla Dire. “Questi gesti- prosegue l’ex vicesindaco di Genova- sono il peggiore spot per loro e rafforzano Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia al cospetto dell’opinione pubblica. Che se ne facciano una ragione: non è possibile impedirci di parlare di politica”. Il candidato e capogruppo in Consiglio regionale si dice anche “sconcertato dal silenzio complice di Pd e M5s, democratici solo a parole. A questi soprusi, gli elettori risponderanno nel modo più democratico ed efficace possibile: l’8 e il 9 giugno, sulla scheda elettorale”.

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