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Le storie degli attivisti uccisi rivivono con l’hashtag #IranUsa

Durante la partita dei Mondiali la protesta contro il governo della Repubblica islamica corre sui social network

Pubblicato:29-11-2022 23:42
Ultimo aggiornamento:30-11-2022 15:09
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Illustrazione Roshi Rouzbehani - Instagram
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Photo credit Instagram @roshi_rouzbehani

ROMA – Sahra Rezaei, studentessa afghana dell’università di Teheran scomparsa lo scorso 26 ottobre, che preoccupa anche perchè ha problemi cardiaci. O Amin Marefat, giovanissimo, nato nel 2006 o nel 2008, che “non è più fra noi” perchè ucciso durante le manifestazioni nella regione del Kurdistan. Nomi, volti e storie rilanciate sui social media in occasione della partita dei Mondiali di calcio fra Iran e Stati Uniti usando proprio uno degli hashtag del match, #IranUsa, spesso insieme a #Qatar2022.

“DITE I LORO NOMI”

Succede su Twitter, dove la società civile iraniana ha deciso di approfittare della visibilità della partita, persa per uno a zero dall’Iran, per far sentire la propria voce e chiedere a tutti di “dire i nomi” – #saytheirname infatti, è un altro degli hashtag più usati oggi – delle persone che hanno perso la vita o che sono scomparse nella mobilitazione contro il governo scoppiata a settembre. Le proteste sono iniziate dopo la morte in custodia della polizia morale di una giovane, Mahsa Amini, arrestata con l’accusa di non indossare il velo in modo conforme alla legge della Repubblica islamica. Secondo le Nazioni Unite, fino alla settimana scorsa già 40 persone avevano perso la vita in disordini legati alla mobilitazione.


L’ARRESTO E POI PIU’ NULLA

I post che condividono le foto delle vittime della violenza sono decine e non è possibile verificare l’attendibilità di ogni messaggio o di ogni profilo che le rilancia. Della scomparsa di Marefat però, ad esempio, ha dato notizia a fine settembre l’ong Kurdistan Human Rights Network, di base in Francia e attiva da diversi anni.
Appelli per la ricerca di Rezaei sono stati invece pubblicati ancora due giorni fa dall’emittente della diaspora Radio Farda, parte del più ampio progetto Radio Free Europe. La studentessa è scomparsa a ottobre. La famiglia ha riferito di aver ricevuto notizia di un suo arresto e poi più nulla.

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