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Marco Masini a Verissimo parla del marchio di ‘portasfiga’: “Nato per scherzo”

"Mi chiamavano 'il funesto Masini'", dice il cantautore toscano, che a Verissimo ha ripercorso la parabola delle maldicenze che lo hanno costretto a ritirarsi dalla scena musicale: "Ma nacquero per scherzo"

Pubblicato:29-10-2022 22:13
Ultimo aggiornamento:30-10-2022 01:25

marco masini
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BOLOGNA – “Tutto ha avuto inizio sotto forma di scherzo, ma col tempo ha assunto contorni molto seri. I primi sono stati i comici in tv e in radio, che quando parlavano delle mie canzoni ci ricamavano qualcosa di pessimo per far ridere. E a ruota sono arrivati i giornalisti, che partivano dai testi delle mie canzoni per attaccarmi su altro. Mi presentavano come ‘il funesto Masini’, stupidaggini che facevano fare bella figura a chi le diceva. Solo che poi man mano le persone hanno cominciato a crederci“, queste dicerie “si sono diffuse come un virus, oggi si userebbe la parola virale, come un virus, funziona allo stesso modo: ci si contagia senza volerlo e si diffonde sempre di più”. Sono le parole che Marco Masini, cantautore toscano oggi 58enne, ha usato nella sua recente autobiografia ‘L’altalena’, di cui oggi ha parlato intervistato da Silvia Toffanin a Verissimo su Canale 5 ripercorrendo i suoi 30 anni di carriera.

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“NON MI SONO RESO CONTO DELL’ENTITÀ DELLA COSA”

Questa fama di Masini che “porta sfortuna” si diffuse, in quegli anni, sempre di più. In modo totalmente irrazionale. Si diceva che cantava solo canzoni ‘tristi’, che emanava “energia negativa“, insomma lo prendevano di mira per la serietà e ‘cupezza’ dei suoi testi, in pratica trasferendo sulla sua persona i concetti e le storie di cui si faceva portavoce con le sue canzoni: solitudine e depressione legata alle delusioni d’amore (“Disperato” e “Ci vorrebbe il mare”), amori non corrisposti e contesti familiari difficili (“T’innamorerai”, “Cenerentola innamorata”, “Principessa”) o la piaga della droga (“Perchè lo fai”).


Sbagliando non mi resi conto dell’entità della cosa, affrontavo quello che accadeva con normalità- ha proseguito Masini-. Volevo solo fare il cantante, sentivo di essere il portavoce della gente attraverso le mie canzoni, mi sentivo uno di loro. È vero, alcune cose avrei dovuto trattarle con più attenzione, ma non rinnego nulla, ho fatto tutto senza rendermi conto che stavo sbagliando. Si impara anche così che il successo non dura per sempre”. La sua autobiografia si chiama non a caso ‘L’altalena’, ha spiegato Masini, come lo è stata la sua vita. “Ho vissuto un momento difficile come capita a tutti. Alla fine i momenti più belli sono quelli in cui ti fai i muscoli, in cui riconosci gli errori che hai fatto”.

Il cantautore raccontò in qualche modo le avvisaglie di quanto gli stava accadendo (e le prime porte chiuse incontrate e i primi atteggiamenti di censura nei suoi confronti) anche dentro una canzone, la celebre ‘Vaffanculo’ (1993), diventata poi il manifesto di ribellione di una generazione: “Ma la musica è cattiva, è una fossa di serpenti- recita una strofa- e per uno che ci arriva quanti sono i fallimenti, mi diceva quella gente, che si intende di canzoni, hai la faccia da perdente, mi dispiace non funzioni, Masini, vaffanculo”.

L’USCITA DI SCENA NEL 2001

Il marchio di ‘portasfiga’, seppur nato per scherzo come Masini ha raccontato oggi, non se ne andava. E alla fine, vista la situazione che si era creata, Masini dovette ritirarsi dal mondo della musica. Oggi lo ha spiegato: “Non l’ho fatto per le maldicenze in sè. Diciamo che è stato un fattore tecnico, ero obbligato a chiudere la carriera perchè la casa discografica mi rimise il contratto in mano dicendo ‘Non possiamo promuovere il tuo disco perchè non ti vogliono’. A quel punto dovevo cercare lavoro alternativo”. Il ritorno sulla scena avverrà tre anni dopo, quando Masini nel 2004 salirà sul palco di Sanremo (già calcato nel 1990 come esordiente con la canzone ‘Disperato’), da cui uscirà vincitore con ‘L’uomo volante’.

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UNA GENERAZIONE SI È RISPECCHIATA NEI SUOI TESTI

Nell’intervista di questo pomeriggio, Masini, ha spiegato di essersi reso conto solo a posteriori della portata della sua musica per i giovani degli Anni 90: “Avevo un ruolo molto importante negli anni 90, Difendevo una generazione di perdenti, una generazione che aveva paura, e a ragione. Perchè il mondo, poi, è andato verso uno smarrimento totale dei valori politici, degli ideali, delle ideologie. Venivamo da Tangentopoli, subivamo un ladrocinio incredibile, stava succedendo di tutto. Non mi rendevo conto che lo sfogo che mettevo nelle canzoni e l’urlo della mia voce, che era particolare, dava un’importanza incredibile a un insieme di persone che attraverso una filosofia di pensiero musicale riusciva a fare aggregazione. Cosa che oggi si fa sui social, mentre a quei tempi non si faceva. Mi ero assunto una responsabilità incredibile. È normale che certe cose non nascano per cattiveria, nascono per scherzo”.

LE CANZONI MANIFESTO

Riscriveresti le canzoni che di allora?, ha chiesto Silvia Toffanin. “Assolutamente sì, basterebbe rivivere quel momento. Oggi non è più quel momento Avevo 26 anni, rappresentavo ragazzi di 22. Anche di 15-16″. I ragazzi di allora sono cresciuti con me, e hanno insegnato ai loro figli le mie cose, i miei racconti degli anni 90”. Qual è la tua canzone più richiesta? Vaffanculo, un testo che fece molto discutere già allora (uscì nel 1993): “È un inno che credo possa ancora oggi dare forza, mettere benzina nel motore di tutti noi– ha detto Masini- perchè oggi abbiamo voglia di scrivere un altro no di fronte a tante cose che vediamo nel mondo. Credo sia un pezzo richiesto dalle giovani e vecchie generazioni con lo stesso entusiasmo”.

LA FEDE IN DIO E LA MORTE DELLA MADRE

A Verissimo Masini ha raccontato anche della morte della madre (aveva 18 anni): “Dopo la sua morte, mia sorella è diventata immediatamente mia madre, aveva 13-14 anni. Io sono cresciuto grazie alla dolcezza di mia sorella“. La mancanza della mamma? “La musica mi ha salvato. E l’intonazione l’ho presa da lei”. Il brusco contraccolpo di questo evento, però, ha portato il cantante a smettere di credere in Dio: “Ci sono vari fattori. Da un lato credo che la cosa fondamentale per un essere umano sia rispettare il prossimo, non c’è bisogno di credere o non credere, c’è bisogno di essere umani. Molti credono ma non lo sono, umani. E poi effettivamente la delusione fu tanta, e non riuscivo a capirlo. Da allora ho perso un po’ di fede. Ciò nonostante, io so che lo spirito di mia madre c’è, mi protegge, può essere dove vuole ma sa cosa mi sta succedendo”.

A Verissimo Masini ha ripercorso anche la passione per la musica iniziata fin da bambino e da quella tastiera che gli venne regalata per Natale, la vita con al fianco il padre Giancarlo (che ha approvato la sua strada musicale “solo quando sono cominciati ad arrivare i primi soldi, ma intanto mi aveva messo dietro una scrivania”) e anche il figlio mancato, il “bambino mai nato” che pure avrebbe voluto: “Oggi è tardi. Ho quasi 60 anni e credo peccherei di egoismo. Un giovane a 20 anni ha bisogno di un padre presente, di un amico. Mio padre è stato per me un grande amico. Io gli potrei dare il dolore di una perdita”.

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