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Palermo, operazione ‘Giano bifronte’: agli arresti i capogruppo di Pd e Iv in consiglio comunale

Avrebbero "asservito" la loro funzione "agli interessi privati" per "consentire di lucrare indebiti e cospicui vantaggi economici nel settore dell'edilizia privata"

Pubblicato:29-02-2020 09:58
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:04
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PALERMO – Sette arresti domiciliari per corruzione e un obbligo di firma. Questo il bilancio di una operazione, denominata ‘Giano Bifronte’, portata a termine dalla guardia di finanza e dai carabinieri di Palermo, con il coordinamento della Procura del capoluogo siciliano.

Tra i sette indagati finiti ai domiciliari ci sono i capigruppo di Italia viva e del Partito democratico al consiglio comunale di Palermo: Sandro Terrani e Giovanni Lo Cascio. Quest’ultimo e’ anche presidente della commissione Urbanistica. Altre ordinanze restrittive hanno poi raggiunto diversi funzionari comunali.

I reati contestati, a vario titolo, sono di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione e falso ideologico in atto pubblico.


Le indagini ipotizzano un “comitato d’affari” che sarebbe stato composto da imprenditori e professionisti “in grado di incidere – dicono gli investigatori – sulle scelte gestionali di pubblici dirigenti e amministratori locali”. Quest’ultimi avrebbero “asservito” la loro funzione “agli interessi privati” in modo da “consentire di lucrare indebiti e cospicui vantaggi economici nel settore dell’edilizia privata”.

I fatti contestati risalgono al 2016: S. presenta per conto degli imprenditori tre progetti per la lottizzazione di aree industriali dismesse del Comune di Palermo in via Maltese, via Messina Marine e via San Lorenzo. L’obiettivo e’ quello di realizzare 350 unita’ abitative di edilizia sociale residenziale convenzionata.

Per derogare al Piano regolatore generale, pero’, e’ necessario che il consiglio comunale attesti il “pubblico interesse” di queste iniziative. L’istruttoria sulle proposte di delibera viene curata da Li Castri che pero’, secondo gli inquirenti, si trova in situazione di incompatibilita’ dal momento che e’ socio in affari con Seminerio.

Li Castri rilascia parere favorevole “anche in mancanza di alcuni requisiti di ammissibilita’ in materia edilizia convenzionata“, dicono gli inquirenti. In cambio il funzionario avrebbe accettato la promessa, che sarebbe stata formulata da La Corte e Lupo, interessati all’approvazione dei piani cistruttivi, di assegnare a Seminerio la direzione dei lavori edilizi.

Quest’ultimo, a sua volta, avrebbe destinato a Li Castri una parte dei profitti percepiti a seguito dell’approvazione in Consiglio delle tre proposte di delibera. “Anche Monteleone – sottolineano gli investigtori – si adoperava per il buon esito della delibera relativa all’ex area industriale di via San Lorenzo”.

A questo punto entrerebbero in gioco i consiglieri comunali indagati: in cambio della promessa di utilita’ “di varia natura” si sarebbero adoperati “per una rapida calendarizzazione e approvazione delle tre proposte di costruzione in deroga al Piano regolatore”. Il Consiglio, pero’, il 7 novembre del 2019 espresse parere contrario alle proposte costruttive.

L’inchiesta riguarda poi una seconda vicenda: Li Castri, in questo caso, avrebbe “accordato” una variante a una concessione edilizia della Biocasa consentendo di aumentare le unita’ abitative da 72 a 96.

Il progetto era stato redatto anche in questo caso da Seminerio, al quale venne assegnato l’incarico di direttore dei lavori. Monteleone curava alcune pratiche di concessione edilizia presentate da Biocasa anche per la realizzazione di un ulteriore complesso immobiliare, “avallando – evidenziano fiamme gialle e carabinieri – varianti in aumento delel unita’ abitative da 96 a 133“. In cambio sarebbero stati promessi 15mila euro.

Lupo e La Corte, inoltre, avrebbero assegnato a un’amica di Monteleone diversi incarichi professionali. L’inchiesta si e’ avvalsa delle dichiarazioni del pentito Filippo Salvatore Bisconti, gia’ imprenditore edile, arrestato per associazione mafiosa il 4 dicembre del 2018 nell’operazione Cupola 2.0 e considerato capo del mandamento di Misilmeri-Belmonte Mezzagno.

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