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A Verona ancora in vigore mozione del 1995 contro le coppie gay. “Rimuovetela”

L'Ufficio antidiscriminazioni razziali della presidenza del Consiglio scrive al Consiglio comunale: "Inaccettabile che non abbia provveduto a rimuovere una grave limitazione alla tutela delle unioni omosessuali"

Pubblicato:28-12-2021 16:35
Ultimo aggiornamento:28-12-2021 16:35
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VENEZIA – A Verona è tuttora in vigore una mozione, risalente al 27 aprile 1995, che “impegna l’amministrazione comunale a non deliberare provvedimenti che tendano a parificare i diritti delle coppie omosessuali a quelli delle famiglie naturali costituite da un uomo e una donna”. Per questo, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar) della presidenza del Consiglio dei ministri ha scritto una lettera al Consiglio comunale di Verona per chiederne la rimozione.

Nella missiva, inviata a seguito dell’apertura di un’istruttoria presso il Contact Center dell’Unar e firmata dal direttore Triantafillos Loukarelis, si sottolinea con forza che l’atto amministrativo non rispetta la normativa europea e italiana e se ne chiede la rimozione. “La mozione tuttora in vigore al Comune di Verona è in palese contrasto con la Convenzione europea dei Diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali ma anche con la Legge 76 del 20 maggio 2016, la cosiddetta Legge Cirinnà, che ha introdotto nell’Ordinamento italiano l’istituto delle Unioni civili – le parole di Loukarelis, riportate in una nota -. È inaccettabile che a quasi trenta anni di distanza il Consiglio comunale di Verona non abbia provveduto a rimuovere quella che è a tutti gli effetti una grave limitazione alla tutela delle unioni omosessuali”.


L’ordine del giorno che ne chiedeva la rimozione, come denunciato da alcuni consiglieri comunali, è risalente a tre anni fa ma non è mai stato approvato. “Confidiamo in un positivo e rapido riscontro da parte dell’amministrazione comunale – conclude Loukarelis -. Sarebbe preoccupante se non si provvedesse a rimuovere un atto amministrativo che evidenzia chiari profili discriminatori rispetto alla normativa vigente”, conclude il direttore dell’Unar.

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