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In Italia diminuisce l’incidenza dei casi da Hiv, al di sotto della media europea

Secondo i dati del Centro operativo Aids (Coa) dell'Iss, l'infezione è attribuibile per oltre l'80% dei casi ai rapporti sessuali

Pubblicato:28-11-2022 11:58
Ultimo aggiornamento:28-11-2022 11:58

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ROMA – Nel 2021, le nuove diagnosi di infezione da Hiv sono state 1.770, pari a tre nuovi casi per 100.000 residenti. Un’incidenza che pone il nostro Paese al di sotto della media osservata tra gli Stati dell’Unione europea (4,3 nuovi casi per 100.000).
L’infezione risulta più diffusa tra i maschi, nella fascia di età 30-39 anni ed è attribuibile per oltre l’80% dei casi ai rapporti sessuali. Ancora in troppi (63%) scoprono l’infezione quando questa è in fase avanzata. È questo il quadro che viene fuori dall’aggiornamento della sorveglianza nazionale delle
nuove diagnosi di infezione da Hiv e dei casi di Aids al 31 dicembre 2021, curato dal Centro operativo Aids (Coa) dell’Iss.

DATI IN CALO E COVID-19

L’incidenza segue un trend in costante discesa: dal 2012, infatti (da quando la sorveglianza ha copertura nazionale), si osserva una diminuzione delle nuove diagnosi di Hiv, più evidente dal 2018, con un declino ulteriore negli ultimi due anni, per tutte le modalità di trasmissione. Va detto, tuttavia, che i dati relativi al 2020 e al 2021 hanno risentito dell’emergenza Covid-19 che potrebbe aver comportato una sottodiagnosi e/o una sottonotifica.

INCIDENZA PIU’ ELEVATA NELLA FASCIA DI ETA’ 30-39 ANNI

Più in dettaglio, nel 2021, l’incidenza più elevata di nuove diagnosi HIV si riscontra nella fascia di età 30-39 anni (7,3 nuovi casi ogni 100.000 residenti), a seguire nella fascia 25-29 anni (6,6 nuovi casi ogni 100.000 residenti). In queste fasce di età l’incidenza nei maschi è 3-4 volte superiore a quelle nelle
femmine. In generale, i maschi rappresentano il 79,5% dei nuovi casi. Per quanto riguarda l’età mediana, questa è pari a 42 anni per gli uomini e 41 per le donne. Il numero più elevato di diagnosi è attribuibile alla trasmissione sessuale (83,5%): gli eterosessuali rappresentano il 44% (tra essi i maschi eterosessuali sono il 27,2% e le femmine eterosessuali il 16,8%), i maschi che fanno sesso con maschi il 39,5%. Infine, la
modalità di trasmissione riguarda l’uso di sostanze stupefacenti nel 4,2% dei casi.
Dal 2017, inoltre, si osserva una diminuzione del numero di nuove diagnosi Hiv in stranieri, sia maschi che femmine: nel 2021, gli stranieri costituiscono il 29,2% di tutte le segnalazioni, la proporzione rimane stabile nel tempo con valori intorno al 30%.


NUMEROSE LE DIAGNOSI TARDIVE

Dal 2015 aumenta la quota di persone a cui viene diagnosticata tardivamente l’infezione da Hiv (con bassi CD4 o in Aids): nel 2021, 3/4 dei maschi eterosessuali (75,9%) e circa 2/3 delle femmine (62,4%) sono stati diagnosticati con CD4<350 cell/µL. Oltre 1/3 delle persone con nuova diagnosi scopre di essere Hiv positivo a causa della presenza di sintomi o patologie correlate all’Hiv (39,8%). Altri motivi per fare il test sono stati i rapporti sessuali senza preservativo (16,6%), i comportamenti a rischio non specificati (9,4%), gli accertamenti per altra patologia (6,9%) e le iniziative di screening/campagne informative (6,2%).

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