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Roder (Global citizen): “Dal G7 ai poveri nessun aiuto, solo prestiti”

L'attivista commenta il piano 'Partnership for Global Infrastructure and Investment' presentato da Biden al G7 in Germania

Pubblicato:28-06-2022 10:21
Ultimo aggiornamento:28-06-2022 10:27

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ROMA – “Per i sistemi sanitari e l’istruzione di tutti servono donazioni e aiuti pubblici, non prestiti né promesse di investimenti privati, per definizione vaghe e difficili da valutare”. Lo sottolinea Friederike Roder, vicepresidente dell’ong Global Citizen, intervistata dall’agenzia Dire sull’iniziativa del G7 ‘Partnership for Global Infrastructure and Investment’ (Pgii).

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Stando al presidente americano Joe Biden, intervenuto in Germania al vertice dei capi di Stato e di governo del gruppo, il piano dovrebbe mobilitare risorse per 600 miliardi di dollari e così “permettere ai Paesi di vedere i benefici concreti dell’alleanza con le democrazie”.


Roder sottolinea che parte delle risorse, come i 300 miliardi annunciati dall’Ue, era già stata promessa in precedenti occasioni; un’altra invece, come quella impegnata dagli Stati Uniti, diverrebbe disponibile solo con il voto favorevole e nient’affatto scontato dei parlamenti.

C’è poi il nodo dei privati, il contributo dei quali sarebbe tutt’altro che definito. E la vicepresidente di Global Citizen evidenzia come il piano includa infrastrutture sanitarie, come gli ospedali, e quelle educative, come le scuole. “In questi ambiti sappiamo che il ruolo dei privati non risolve la questione e che invece la priorità sono gli investimenti nel personale e nella formazione” sottolinea. “Più che il mercato servono donazioni e sussidi, attraverso un incremento dell’Aiuto pubblico allo sviluppo”.

Secondo la vicepresidente di Global Citizen, un’organizzazione nata nel 2008 in Australia, con base a New York e riferimenti da Berlino a Lagos e a Johannesburg, oltre all’entità dei fondi contano le modalità di erogazione. “Il G7 non può continuare a proporre crediti e prestiti“, denuncia Roder, “perché i Paesi poveri hanno il problema della sostenibilità del debito, una questione che non viene affrontata affatto“.

Altri dubbi riguardano l’impegno proclamato in Germania per il contrasto ai cambiamenti climatici e per la cosiddetta transizione energetica. “Dichiarazioni come quelle del primo ministro italiano Mario Draghi e del cancelliere tedesco Olaf Sholz sulla necessità che ‘nel breve periodo’ i governi africani e degli Stati in via di sviluppo puntino sulla produzione di gas tradiscono la mancanza di visione sul lungo periodo” denuncia Roder. “In Paesi come il Senegal, ad esempio, non ha senso investire nel metano perché presto le rinnovabili diventeranno più economiche ed è su quelle che bisogna scommettere subito”.

Tra le iniziative previste dalla “Partnership for Global Infrastructure and Investment” figurano un progetto per l’energia solare in Angola, un impianto per la produzione di vaccini in Senegal e un cavo sottomarino per le telecomunicazioni che connetta Singapore alla Francia passando per il Corno d’Africa.
Testate internazionali hanno descritto il piano come una risposta alla Via della seta, l’iniziativa promossa dalla Cina di Xi Jinping sin dal 2013, con investimenti previsti in una settantina di Paesi. Secondo Roder, del piano del G7 “quello che conta oggi è l’impatto sociale, che al momento appare dubbio, tutto da valutare”.

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