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Elliot Page, basta polemiche: lavoriamo alle linee guida, poi un confronto pubblico

Pubblicato:28-05-2021 22:13
Ultimo aggiornamento:29-05-2021 12:09

macchina da scrivere
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ROMA – Torno di nuovo sull’opinione espressa da una giornalista dell’agenzia Dire sulla foto postata da Elliot Page sui canali social che ha scatenato ira e rabbia da parte di tanti del mondo Lgbt+. Ai tantissimi che conoscono il lavoro che l’agenzia Dire svolge coi suoi 96 giornaliste e giornalisti (più donne) da tanti anni, ben 33,  sono sicuro che basteranno queste mie righe, lo ripeto, perché sanno chi siamo e sanno che non si può mai comprimere tutto il lavoro di una realtà così plurale in una presa di posizione individuale.

Per quanti hanno letto in quell’opinione una presa di posizione violenta, mi dolgo. La violenza non è nelle corde della Dire, ed è per questo che chiediamo anche che il confronto non scada in termini sopra le righe come da due giorni sto leggendo sui social.

Ecco, mi spiace per queste persone, ma io non le seguirò lungo questa strada di insulti e odio. Come ho già detto nella vita di una redazione così grande ci possono essere momenti critici, possono capitare a chiunque e su qualsiasi tema. Ma la Dire, agenzia plurale che da sempre si è battuta per il rispetto dei diritti non si piegherà mai alle minacce, anche di chi magari lamenta un’offesa. E’ capitato in passato e dopo un confronto, quando abbiamo sbagliato, non abbiamo mai mancato di riconoscerlo. Questo è lo stile Dire. Vogliamo dialogare, siamo pronti al confronto e mi sono già detto disponibile. Tra i messaggi critici  ma civili, di sostegno con i colleghi dell’agenzia Dire c’è stato un primo contatto. E ringrazio e colgo l’occasione anche per rispondere a persone che, dure nei toni, hanno comunque mostrato rispetto, come  in questo messaggio: “… Consapevoli del ruolo importante e del lavoro prezioso che ogni giorno svolgono colleghe e colleghi dell’Agenzia Dire, auspichiamo una presa di parola della direzione dell’Agenzia e l’apertura di una discussione in cui dare spazio ad altre opinioni e punti di vista” firmato  Anarkikka, Federica Bianchi, Giulia Blasi, Barbara Bonomi Romagnoli, Michela Cicculli, Tiziana Dal Pra, Eleonora De Nardis, Angela Gennaro, Jennifer Guerra, Viola Kanka Malaspina, Elisa Manici, Benedetta Pintus, Giulia Siviero, Claudia Torrisi, Marina Turi.


Lascio stare e sorvolo sui toni minacciosi di NUDM Roma, ma accolgo anche una loro proposta di confronto. 

Ringrazio per il messaggio: “Difendiamo il diritto di ogni giornalista di esprimere la sua opinione, qualunque essa sia, come fondamento della libertà di stampa così come è scritto nella nostra Costituzione. Grazie dell’attenzione e grazie per il vostro lavoro” firmato Mara Accettura, Ritanna Armeni, Licia Conte, Andrea Colombo, Antonella Crescenzi, Federica D’Alessio, Franca Giansoldati, Francesca Izzo, Flavia Landolfi, Aurelio Mancuso, Francesca Marinaro, Serena Sapegno, Monica Ricci Sargentini, Veronica Tamborini, Paola Tavella, Marina Terragni, Roberta Trucco ed Emanuela Valente.
   

Quello che ho proposto, quello che faremo, perché la Dire guarda avanti, impara e rilancia con azioni innovative che serviranno per il futuro. Ci saranno due gruppi di lavoro che studieranno e in breve tempo presenteranno una proposta di Linee guida sul modo di trattare (giornalisticamente) temi e argomenti sensibili. Su queste linee guida ci sarà poi un confronto con tutti i giornalisti e giornaliste dell’agenzia Dire, per valutarle e se necessario integrarle. Subito dopo organizzeremo un ampio confronto pubblico, se possibile anche in presenza, al quale inviteremo le associazioni maggiormente rappresentative per discutere, confrontarci in modo costruttivo, anche questo per arrivare alla migliore formulazione. Quelle linee guida poi saranno adottate e fatte rispettare. Questo il mio impegno che spero venga accolto ponendo fine alle minacce e agli insulti, perché la Dire rispetta tutti, apre sempre la sua porta e porge la mano a chi si sente offeso. 

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