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VIDEO | Coronavirus, balneari: “Numero chiuso e distanza ma tocca ai clienti autoregolamentarsi”

Lo spiega in un'intervista alla Dire Salvatore Trinchillo, vicepresidente del sindacato italiano balneari Confcommercio

Pubblicato:28-04-2020 15:10
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:13

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NAPOLI – “Sapevamo dall’inizio che saremmo stati tra gli ultimi ad aprire. È evidente che le attività del tempo libero siano quelle più estreme, più a rischio di noi forse solo i concerti. Da subito abbiamo sempre detto fateci aprire quando la presenza in spiaggia sia la più libera possibile e non sia una gabbia“. Lo spiega in un’intervista alla Dire Salvatore Trinchillo, vicepresidente del sindacato italiano balneari Confcommercio.

“Non ci aspettavamo di poter ripartire – prosegue – prima di inizio, metà giugno, ma quello che ora chiediamo è di conoscere quali saranno le prescrizioni. La storia dei plexiglass ha avuto fin troppa rilevanza, tutto quello che è diventato argomento di show non ci interessa. Da quando abbiamo capito che gli standard saranno quelli del numero chiuso e del metro di distanza tra le persone e quando queste indicazioni verranno date per gli operatori balneari ci sono tutti i paramentri all’interno di una spiaggia per mettere a punto il tutto in modo ‘morbido’, anche con semplici corde o altri elementi per delimitare le distanze. Poi tocca alle persone autoregolamentarsi”. Da questo punto di vista, sottolinea Trinchillo, “per noi le cose sono più semplici di quanto sembri”.
Le vere difficoltà, avverte, sono altre. “Affrontare la stagione con meno presenze, impegnarci perché il distanziamento imposto non sia superiore al metro, rispettando la sicurezza, perché altrimenti gli stabilimenti molto piccoli non potranno aprire. Il vero tema legato al Covid, sotto il profilo gestionale, è quello dell’innalzamento spaventoso dei costi dovuto alla sanificazione: in questo senso chi ha spazi molto ampi, che da un lato è un vantaggio, avrà maggiori spese da sostenere per igienizzare”. Tra i vari costi che i gestori di lidi si troveranno ad affrontare ce ne sono altri due che, secondo Trinchillo, non vanno sottovalutati. Il primo riguarda la necessità, per un maggiore controllo, di “aumentare il personale di sicurezza“. E poi c’è la questione del “triplo e virtuoso giro dell‘utilizzo del monouso. Le persone chiederanno tutto in monouso, da quest’anno c’è l’obbligo del plastic free che costa quattro volte più del monouso: non volendo alzare i nostri prezzi, sulle bevande e sugli alimenti ci ritroveremo con un’erosione del ricavo anche del 30-40%. A questo proposito abbiamo fatto partire una proposta al governo per il credito d’imposta sui prodotti monouso”.
“Una struttura del tempo libero – rimarca il vicepresidente Sib – può aprire se la responsabilità della struttura stessa è legata al garantire una serie di standard” mentre “la responsabilità del rispetto degli standard deve essere del cliente“. Non è da scartare l’ipotesi, avverte Trinchillo, “di avere una sorta di numero massimo, a seconda della dimensione del fronte mare, di persone che può stare contemporaneamente in acqua. Deve essere una cosa molto morbida, cose che facciamo già con corrente contraria o mare mosso”.

L’idea del numero chiuso potrebbe portare ad “anagrafare le persone all’ingresso – aggiunge – usando sistemi veloci, anche app, per essere certi di non superare il numero chiuso, ma anche per incrociare, eventualmente, i dati con Immuni”. Tecnologia che potrebbe essere usata anche per le prenotazioni. “Nella mia azienda uso sistemi online da vent’anni, ma siamo in pochi a farlo. Probabilmente questa consuetudine si diffonderà adesso, anche se abbiamo chiesto al ministero che non diventi obbligatoria, e porta con sé un altro vantaggio: si può anche comunicare al cliente se la struttura è al completo o meno, un semaforo rosso o verde, in modo da evitare che una persona arrivi inutilmente allo stabilimento e evitiamo assembramenti come le file“.


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