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“Affari con Cosa nostra”, confiscati 15 milioni di euro a imprenditore trapanese

Oltre a svolgere il ruolo di prestanome avrebbe consentito alla società, della quale aveva rilevato alcune quote, di effettuare una redditizia speculazione immobiliare

Pubblicato:28-03-2022 10:27
Ultimo aggiornamento:28-03-2022 12:02
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carabinieri palermo-min
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PALERMO – La Direzione investigativa antimafia di Trapani ha eseguito un decreto di confisca di beni per 15 milioni di euro emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale nei confronti di un imprenditore edile. Sin dagli anni Novanta, l’impresario, secondo gli investigatori, è entrato a far parte di “un contesto societario controllato da soggetti legati alla mafia” locale, fornendo loro liquidità per ripianare esposizioni con il sistema bancario.

L’imprenditore, oltre a svolgere il ruolo di prestanome delle quote spettanti ad alcuni esponenti mafiosi tra i quali il capo mandamento di Trapani, avrebbe consentito alla società, della quale aveva rilevato alcune quote, di effettuare un’importantissima e redditizia speculazione immobiliare perpetrata attraverso il tipico metodo mafioso, come quello di esercitare pressioni sugli uffici comunali affinché modificassero la destinazione d’uso di un appezzamento di terreno per la realizzazione di villette residenziali. Il terreno fu poi sequestrato nell’ambito di un procedimento penale a carico, tra gli altri, di un imprenditore la cui posizione venne definita con l’archiviazione per morte del reo.

Secondo la Dia “si è dimostrata l’esistenza di uno ‘schema giuridico’ attraverso il quale l’imprenditore aveva acquistato un’area edificabile sottoposta a vincolo giudiziario e sulla quale aveva ottenuto un’importante concessione edilizia, interponendo nel rapporto di compravendita una nuova società costituita in una regione lontana dalla Sicilia, solo per eludere eventuali controlli da parte della magistratura”.


Il dubbio sulla legalità dell’operazione è sorto dall’analisi di un documento antiriciclaggio fornito dagli organi di vigilanza della Banca d’Italia in ordine alle movimentazioni sospette eseguite attraverso un istituto di credito della provincia di Bari. Tra i beni confiscati vi sono: una società di capitali nel settore dell’edilizia, 39 fabbricati (civili abitazioni, magazzini e negozi) a Trapani ed Erice, nove immobili sull’isola di Levanzo (Trapani) facenti parte di un complesso turistico residenziale, due terreni e un conto corrente bancario.

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