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Coronavirus, l’appello da Rimini e Ravenna: “Così il governo uccide la stagione estiva”

Confcommercio è in allarme e ha chiesto un 'incontro urgentissimo' al premier: "Si sta condannando il settore della ristorazione e dell'intrattenimento alla chiusura"

Pubblicato:27-04-2020 14:49
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:13

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RIMINI – Una “pietra tombale” sulla stagione estiva. La Confcommercio della provincia di Rimini boccia in toto il nuovo decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri in tema di emergenza coronavirus. È “confuso, approssimativo, lontano dalle esigenze delle imprese del commercio e della filiera turistica. Una pietra tombale sulla stagione estiva”, afferma il presidente Gianni Indino, “sconcertato e deluso”.

Più nello specifico, argomenta, “il commercio al dettaglio è stato rimandato oltre la metà di maggio, bar e ristoranti a giugno, sull’apertura di alberghi e stabilimenti non c’è nemmeno una data presunta”. Andando avanti così “il tracollo del sistema Paese è vicino“, a causa di scelte delle istituzioni che “continuano a dimostrarsi inadeguate”.

Le risorse statali, prosegue Indino, “non arrivano o non sono sufficienti” e così “si sta condannando il settore della ristorazione e dell’intrattenimento alla chiusura“. Insomma è inconprensibile la decisione di rinviare ulteriormente l’apertura dei negozi al 18 maggio, quando “l’Inail ha classificato il settore a basso rischio.


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L’associazione ha chiesto al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, un “incontro urgentissimo“, per discutere di “riaprire prima e in sicurezza” e “mettere in campo indennizzi e contributi a fondo perduto. E fa “appello” al presidente della Regione, Stefano Bonaccini, al presidente della Provincia di Rimini, Riziero Santi, ai sindaci, ai parlamentari locali, ai consiglieri regionali “affinché si facciano concretamente portavoce delle istanze delle imprese che sono al limite della sopravvivenza”.

Stesso tenore per le critiche da parte delle Ascom Confcommercio del ravennate, coi presidenti che parlano di “forte delusione” per il posticipo delle riaperture di esercizi commerciali e pubblici esercizi, stabilimenti balneari nonché delle attività legate al turismo. “È un danno gravissimo per il sistema economico che mette a repentaglio migliaia di posti di lavoro e l’esistenza stessa di migliaia di imprese”, commentano Nazario Fantini (Cervia), Paolo Caroli (Faenza), Fausto Mazzotti (Lugo) e Mauro Mambelli (Ravenna).

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“Le aziende del commercio, turismo e servizi “sono invece pronte ad aprire in piena sicurezza, rispettando le norme nazionali”, sottolineano. Anche perché ogni giorno di riapertura rinviato “determina un ulteriore aggravio per le imprese, già vicine al collasso”, e “non sono più derogabili rinvii di misure per indennizzi a fondo perduto per le imprese, e blocco totale delle tassazioni locali”.

Anche i presidenti del ravennate, infatti, lanciano un appello al Governo, ai ministri, alle parti sociali, ai sindacati, al presidente della Regione Stefano Bonaccini, ai presidenti della provincia, ai sindaci, ai Parlamentari locali, ai consiglieri regionali “perché si facciamo concretamente portavoce delle istanze delle imprese che sono al limite della sopravvivenza“, concludono.

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