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Quattro sardi in padella: Fdi e Forza Italia, Pd e M5S, ora che succede?

L'esito del voto in Sardegna ridisegna la scena nazionale? L'editoriale del direttore Nicola Perrone

Pubblicato:27-02-2024 15:00
Ultimo aggiornamento:27-02-2024 15:00

alessandra todde imago
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ROMA – Cominciamo da chi ha vinto le regionali in Sardegna, il Pd a guida Elly Schlein e M5S di Giuseppe Conte. Per un pelo, appena tremila voti di differenza, Alessandra Todde ha battuto il candidato del Centrodestra, Paolo Truzzu, ed oggi è la prima Presidente donna della Regione Sardegna. In casa Dem il voto della Sardegna, visto quanto accaduto in passato, è sempre stato un passaggio complicato e pieno di brutte conseguenze. E visto che anche in queste ultime elezioni è riapparso Renato Soru, che in passato fu presidente Dem, e che per poco stavolta non faceva vincere il Centrodestra avendo ‘sottratto’ oltre 60 mila voti, la mente torna alla disfatta del 17 febbraio del 2009 quando Soru fu battuto costringendo Walter Veltroni, il primo segretario nazionale del Pd, a dimettersi.  Stavolta è andata diversamente, e la segretaria Schlein non solo esce rafforzata ma ha messo a cuccia tutti quelli che in questi ultimi mesi hanno contestato e contrastato la sua linea politica di raccordo col M5S.  Adesso se ne staranno buoni fino alle elezioni Europee di giugno. Va bene anche per ‘Giuseppi’, che riesce a piazzare la sua ex viceministra Todde alla guida della Sardegna  per i prossimi 5 anni. Adesso tocca al M5S  ‘sacrificarsi’ alla regionali del Piemonte magari siglando l’intesa coi Dem sulla loro candidata Chiara Gribaudo.

Più problematica la situazione nel Centrodestra, dove ora è il tempo dei sospetti e del veleno. Paolo Truzzu, uomo della comunità stretta della leader Giorgia Meloni, è stato battuto in malo modo, prendendo meno voti di quelli portati a casa dalla sua coalizione. Questo fa pensare che nel segreto dell’urna qualcuno si è vendicato contro il candidato voluto e imposto da Meloni ai suoi alleati. Truzzu, parlando ai giornalisti, la prende con filosofia: ”Se vuoi vincere nella vita devi correre il rischio di perdere…” lasciando ai dirigenti nazionali di sbrogliare la matassa. Getta acqua sul fuoco anche Lollobrigida, ministro di Fratelli d’Italia ed esponente di punta: “Ho visto sempre dai nostri alleati la stessa lealtà che anche noi abbiamo sempre dimostrato… nessuno ha imposto Truzzu, la scelta è stata condivisa da tutti”. Così, insomma, la perdita è di tutti e non solo di Meloni. Non la pensa così Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera, tra i primi dirigenti di Forza Italia: “Guai non ammettere che qualcosa non è andato bene – ha detto- non siamo stati capaci di scegliere il candidato”, con buona pace di Lollobrigida. Allora, gira il coltello nella piaga “impariamo dalla lezione sarda, impariamo che i candidati si scelgono nella condivisione e non guardando al dato ultimo elettorale…” sottolinea Mulè. Ed è un campanello d’allarme anche per la premier Giorgia Meloni che si è spesa in prima persona sul palco insieme a Truzzu, incitando gli elettori. Adesso anche Meloni dovrà fare i conti con i suoi alleati, accettando una maggiore apertura alle ragioni altrui e condivisione delle scelte. In particolare, dovrà fare attenzione al rapporto con il leader della Lega, Matteo Salvini, che non solo si è visto bocciare la ricandidatura di Solinas, il suo presidente, ma che dalle urne è uscito fortemente ridimensionato e ammaccato. Facile immaginare che cosa starà pensando.


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