ROMA – Un incontro fiacco, qualche scintilla ma poco spettacolo. Un paio di affondi, ma niente più. L’incontro-scontro tra Steve Bannon e Carlo Calenda finisce con un noioso scambio di vedute, un match che l’ex ministro dello Sviluppo economico vince ai punti, con tre punti su sette conquistati.
I due si sfidano in piazza Santi Apostoli, nella sala di Comin and Partners, azienda specializzata in strategia e comunicazione. In un angolo c’è Steve Bannon, 65 anni da Norfolk, Virginia. Nell’altro Carlo Calenda, 45 anni, di Roma. Il primo è in total black, come veste praticamente sempre. Alle spalle ha una guardia del corpo che lo segue passo passo. Il secondo in divisa calendiana: giacca blu, camicia a righe, cravatta blu e rossa. All’inizio si abbracciano a favore di fotografi. Si assomigliano pure. Bannon ha il ciuffo grigio da divo hollywoodiano, Calenda un taglio più semplice, ma ancora un po’ nero. Bannon scherza, gli sussurra qualcosa, Calenda è spiazzato, reagisce con un sorriso di circostanza. Intorno il pubblico si accalca ancora intorno ai vassoi col prosecco e le mandorle salate. Sono le 19, zona aperitivo, il dibatitto è un pretesto.
Sulla condannna al regime di Xi Jinping vanno d’accordo. Ognuno parla nella sua lingua, ci sono i traduttori. Quando sta per suonare il gong, però, Calenda abbandona l’italiano e ribatte in inglese. Una mossa che gli vale il punto.
Lucia Annunziata, arbitro del match, fa una domanda. Calenda se la prende, la apostrofa “scorretta”. Lei si arrabbia, ribatte. Calenda si inacidisce. A Bannon basta ridere e osservare per conquistare il punto. Uno pari. Si parla sempre di Europa. Bannon non si schioda dai suoi colpi forti: il partito di Davos, le banche cattive, il popolo. “Devi decidere cosa vuoi”, gli grida tutto d’un tratto Calenda. Applausi e round al peso massimo di Roma nord. Calenda però amministra male il vantaggio. Nel quinto round si parla del malefico “partito di Davos”. L’ex ministro: “A te non te piace il partito di Davos? Manco a me piace Davos”. Annunziata s’intromette: “Voglio correre in soccorso di Steve Bannon, su molte cose sono in accordo con lui. La descrizione di Davos è assolutamente corretta, fa schifo”. Calenda s’infuria: “Partecipi al dibattito o moderi?”. E lei: “Mica sono qui per portare il microfono…”. Il punto andrebbe a lei.
I due sfidanti si parlano sopra, si dibatte su Bruxelles e chi ha causato la crisi economica. Si parlano sopra, il prosecco è finito, la gente se ne va.
Salvini, Ungheria, populisti. Bannon cincischia, resta molto vago. “Sorry- lo colpisce Calenda- you have to study a little bit more”. È il terzo punto. Nel settimo round si parla di papa Francesco. Anche qui Bannon resta sull’impreciso, sul complottismo un tanto al chilo. Lui è cattolico dichiarato, Calenda è “battezzato ma ateo, somiglio più al diavolo”, ammette.
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