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Per il Quirinale è guerra sulla ‘rosa’ del centrodestra… a chi resteranno le spine?

L'editoriale del direttore Nico Perrone

Pubblicato:25-01-2022 19:04
Ultimo aggiornamento:25-01-2022 20:30

rose fiori
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ROMA – Anche questa seconda giornata di votazione per eleggere il nuovo Capo dello Stato finirà con una valanga di schede bianche, come la terza domani. Da giovedì, quando il quorum si abbasserà a 505 voti, la partita entrerà davvero nel vivo. Intanto le forze politiche continuano nei loro giochi di tattica e di controtattica. Oggi è la giornata della ‘rosa’ de candidati di centrodestra, già bocciata dal centrosinistra. Alla fine del vertice di coalizione, i leader del centrodestra hanno presentato le loro proposte. “Il centrodestra è compatto e si muove all’unisono. Non siamo qui a imporre niente a nessuno. Le nostre sono proposte di altissimo profilo, speriamo vengano accolte con voglia di dialogo. Sono Marcello Pera, Letizia Moratti e Carlo Nordio“, ha detto Matteo Salvini in conferenza stampa alla Camera.

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Tra le indiscrezioni figuravano anche i nomi della presidente del Senato Elisabetta Casellati e di Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia. È stato proprio Salvini a spiegare che “non presentiamo dirigenti di partito, ma c’è qualcuno che a questo tavolo avrebbe tantissimi titoli per ambire alla carica” di presidente della Repubblica, “che forse in Italia non ha eguali – ha detto -, Antonio Tajani ha titolo per ambire alla carica, ma in un ottica di dialogo non presentiamo un capo di partito”. La mancanza del nome di Casellati ha fatto scattare invece il Pd: “Salvini ha tenuto fuori Casellati perché vuole giocarla nel rapporto con il M5S”, dicono a mezza bocca fonti parlamentari interpellate in Transatlantico.


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La convinzione di molti è che la presidente del Senato tornerà quando sarà bruciata la prima rosa, quella di Moratti, Nordio e Pera. Per una parte del Pd è il caso allora di cambiare schema. Anche perché Giuseppe Conte conferma il suo no a Draghi al Quirinale. “È il timoniere della nave governo”, dice, sottintendendo che lì deve restare. Il rischio per una parte dei Democratici è di consegnare il Movimento al centrodestra: “Se M5S e centrodestra si saldano su Casellati che facciamo? In quel caso bruciamo Draghi sia al Quirinale che a palazzo Chigi”. I numeri parlamentari sostengono questo ragionamento. Il M5S ha 230 grandi elettori. Può agevolmente eleggere Casellati dalla quarta votazione in poi, quando il quorum si abbasserà a 505 voti.

Per questo nel Pd sta montando la posizione di chi vuole lavorare a un appello corale al presidente Mattarella perché accetti la rielezione. Doveva arrivare in serata la risposta del centrosinistra ai tre nomi proposti dalla coalizione guidata dal trio Salvini-Meloni-Tajani. L’ipotesi di una ‘contro-rosa’ però alla fine è stata scartata. Per quanto riguarda i ‘grillini’, Giuseppe Conte ha detto che “i nomi proposti dal centrodestra per il Quirinale li rispettiamo e ci riserveremo di valutarli, però c’è una premessa da fare: se uno schieramento ha qualche voto in più ma non ha voti sufficienti, non può vantare un diritto di prelazione a eleggere un capo dello Stato di una certa area politica. Il nostro percorso è ben diverso: una figura super partes, di alto livello, che ci renda tutti orgogliosi”, ha specificato il presidente del M5S.

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