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Migranti, Petrovic (Sapienza): “‘Ponti’ per diritto a non partire”

Il progetto ha riguardato sette localita' tra Senegal ed Etiopia, coinvolgendo i possibili candidati alle migrazioni, quindi in particolare donne e giovani

Pubblicato:23-07-2019 11:50
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:33

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ROMA – “Il valore aggiunto di un progetto come ‘Ponti’ e’ di proporre una pluralita’ di interventi ad ampio raggio, che si focalizzano non tanto sul fatto di ‘prevenire’ le migrazioni, quanto di permettere alle persone di restare. Perche’ anche questo e’ un diritto”. Con queste parole Nadan Petrovic, professore di Strategia della cooperazione, presenta il progetto ‘Ponti – Inclusione sociale ed economica, giovani e donne, innovazione e diaspore’, nato dalla partnership tra una ventina di ong italiane e che ha goduto del finanziamento del ministero dell’Interno. Coinvolte anche associazioni locali in loco, nonche’ comunita’ della diaspora senegalese ed etiope in Italia.

Petrovic, che insegna Strategie per la cooperazione all’universita’ ‘La Sapienza’, ha curato la valutazione finale del progetto, dati che illustrera’ nel corso di una tavola rotonda mercoledi’ a Roma dal titolo ‘Costruire resilienza – Le testimonianze del progetto Ponti’. Appuntamento alle 10 alla Casa internazionale delle donne.

Il progetto ha riguardato sette localita’ tra Senegal ed Etiopia, coinvolgendo i possibili candidati alle migrazioni, quindi in particolare donne e giovani. Come spiega il docente, programmi di questo tipo “sono interessanti perche’ si inseriscono in un filone relativamente nuovo di rapporti tra Europa e Africa e dimostrano come l’Unione europea da un lato, e l’Unione Africana da un altro, abbiano inserito la governance delle migrazioni tra le proprie priorita’”.


Per l’esperto, importante anche sottolineare il ruolo giocato dal ministero dell’Interno, che ha finanziato il piano attraverso il dipartimento Liberta’ civili e immigrazione, a “dimostrazione dell’importanza che viene accordata alla governance dei flussi migratori, anche sul piano degli interventi che puntano alle origini dei flussi”.

Il valore di ‘Ponti’, prosegue Petrovic, sta nel fatto di fornire una risposta concreta combinando interventi diversi: attivita’ formative, volte a creare opportunita’ di impiego, accanto ad altre azioni per l’inclusione economica e sociale. Non solo: “Ponti ha previsto momenti informativi per informare le comunita’ locali sui rischi delle migrazioni, ma anche su quali siano i canali di migrazione regolare”. Che, almeno verso l’Italia, sono molto ridotti. Per esempio dal Senegal “e’ piu’ semplice ottenere  visti per Francia, Germania e Belgio. Quanto agli etiopici, sembrano piu’  interessati a emigrare nei Paesi del Golfo che in Europa”.

Negli ultimi anni, prosegue il professore, in Europa sarebbe passato il messaggio secondo cui costruire partnership con l’Africa pua’ essere la base su cui ricostruire i rapporti.

Ma prevenire le migrazioni irregolari non basta: “Si devono rilanciare sviluppo e partenariato, nonche’ favorire le migrazioni regolari” dice Petrovic. Convinto, infine, che per contrastare la strumentalizzazione del tema migratorio “serve il contributo del mondo accademico: anche le universita’ hanno le loro responsabilita’. Possono fornire ai politici gli strumenti per comprendere e rispondere al fenomeno”.

Il progetto, di cui Arcs – Culture solidali e’ capofila, ha coinvolto varie realta’ italiane e internazionali tra cui Aidos e Oxfam, e’ partito a maggio del 2017 e si concludera’ in agosto grazie a 2.357.000 euro di finanziamento.

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