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BOLOGNA – “Ci stiamo preparando, situazione sanitaria permettendo, a tornare in qualche modo alla normalità. E’ difficile, la situazione generale (guerra, crisi) non è risolta, dovremo vedere come fare considerando che ospiti e pasti sono molto più che raddoppiati”: oltre 500 al giorno. Si attesta su questi numeri, ad oggi, l’attività delle quattro Cucine popolari di Bologna: Battiferro, San Donato, Saffi, Savena. “Forse bisognerà accogliere un po’ di ospiti in presenza e per un altro numero continuare l’asporto. E’ quello che hanno iniziato a sperimentare alla Cucina popolare Saffi da pochi giorni: una quarantina di ospiti siedono a tavola, altre e altri 60-70 prendono il pasto in asporto”, si legge nella newsletter che fa da ‘diario’ del progetto ideato da Roberto Morgantini.
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“Entro fine mese ci riuniremo per analizzare le esigenze e per vedere quello che riusciremo a fare considerando tutte e quattro le Cucine”, continua il messaggio. Nel frattempo, i volontari sono al lavoro per preparare i tortellini, le lasagne e le rosette che sarà possibile ordinare per Natale in modo da contribuire al sostentamento delle Cucine. Tra le altre iniziative, poi, c’è la possibilità di acquistare i “biglietti sospesi” per il concerto che Federico Aicardi terrà al Duse il 30 novembre: saranno distribuiti agli ospiti delle Cucine e una parte dell’incasso sarà devoluto al progetto. Un supporto è arrivato anche da Glovo che, “nell’ambito delle sue iniziative di impatto sociale per combattere lo spreco alimentare e sostenere le comunità territoriali- continua la newsletter- ha pensato a noi e ci ha già consegnato alcune tonnellate di alimenti”: carne, yogurt, verdure, bibite e acqua minerale.
L’imprenditore Dino Dipierri, invece, ha deciso di regalare alle Cucine una tonnellata di pasta al mese almeno per un anno. “Ho accompagnato un amico a pranzo e sono entrato in contatto con questo mondo incredibile. Alle Cucine- racconta Dipierri, sempre nella newsletter- mi ha impressionato il fatto che il 50% degli utenti fosse composto da italiani evidentemente in grave difficoltà. Non immaginavo una situazione così pesante”. Realtà come questa sono “ancora troppo poco conosciute e vanno sostenute in tutti i modi. Non voglio insegnare nulla a nessuno, ma pensi- dice Dipierro all’intervistatore- se altri imprenditori se ne facessero carico seguendo il nostro esempio. Noi mettiamo la pasta, qualcun altro potrebbe mettere il sugo, un altro ancora il secondo e un altro la frutta. Per un’impresa non sono costi insostenibili e con poco sforzo e quattro o cinque donazioni si garantirebbe la vita tranquilla alle Cucine”.
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