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L’ex presidente del Milan Farina: “Agnelli mi diede un miliardo in nero per Paolo Rossi”

L'ex presidente del Milan, Giuseppe Farina, ha ripercorso con il Corriere della Sera alcuni episodi memorabili della sua carriera: comprese le due notti passate in carcere e la trattativa con Silvio Berlusconi

Pubblicato:22-06-2023 11:44
Ultimo aggiornamento:22-06-2023 11:44

giussy farina paolo rossi
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ROMA – “Agnelli mi diede anche un miliardo in nero. Non rammento come lo spesi, giuro. Mi convocò a Torino: ‘Voglio Paolo Rossi‘. Glielo ridò fra un anno, replicai. ‘No, adesso’. Andammo alle buste. Io lo valutai 2,4 miliardi di lire, l’Avvocato 900 milioni. Quello stesso anno il Vicenza fu retrocesso in serie B. Capito come funziona il calcio?“. Il Corriere della Sera ha intervistato l’ex presidente del Milan, Giussy Farina. Oggi ha 89 anni. Imprenditore, nel 1968 divenne presidente del Lanerossi Vicenza. Nel 1982 acquistò il Milan da Felice Colombo. Quattro anni dopo la società rossonera, a un passo dal fallimento, passò a Silvio Berlusconi.

“Non ero un cornificatore seriale. Se capitava… – racconta – Fino ai 40 anni non ho corteggiato nessuna, semmai venivo corteggiato. Tutti a consigliarmi: ‘Compra il Milan, vedrai quante donne cadranno ai tuoi piedi‘. Manco una. Andai da Silvio Berlusconi ad Arcore. Prendilo tu, gli dissi. ‘T’invidio quella bella testa di capelli neri’, mi rispose. Fui arrestato per un reato, il falso in bilancio, che oggi non esiste nemmeno più. Il mio avvocato s’era accordato con il pm Ilio Poppa perché mi rilasciasse subito. Invece mi tennero in cella 48 ore. Cominciai lo sciopero della fame. I g’ha ciapà paura. Il lunedì, prima di liberarmi, mi portarono in mensa: g’ho fato ’na magnàda che ancora ce l’ho in mente. ‘Se non passi tre giorni in galera, in Italia non sei nessuno‘, commentò mia sorella. Aveva ragione”.

Farina racconta come arrivò al Milan: “Nel 1982 ero a tavola con amici al Principe di Savoia. Entrò Felice Colombo, presidente rossonero: ‘Basta, sono stufo della squadra. Se trovo qualcuno che mi dà 3 miliardi, gliela tiro dietro’. Avevo accanto Carlo Bonfante, ragioniere in pensione di Isola della Scala, il mio contabile di fiducia, più fedele di una moglie. Gli dissi: ragioniere, scriva. ‘Come da proposta in presenza di testimoni, accetto l’acquisto del Milan per 3 miliardi di lire‘. E feci spedire una raccomandata. Berlusconi me ne offriva 15. Mi chiamò Giampiero Armani, azionista della squadra rossonera: ‘La compro io per 20’. L’indomani il petroliere piacentino ricevette una telefonata da Bettino Craxi: ‘Quell’affare non è per te’. E così non si presentò dal notaio. Invece arrivò la Finanza. Tutti i beni che avevo dato in garanzia, inclusa la casa di Verona della mia prima moglie, mi vennero portati via”.


(Le immagini in copertina sono tratte da Wikipedia)

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