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Nel 2022 generati 2 mld di gettito fiscale da vendite su Alibaba

I numeri dallo 'Studio sull'impatto macroeconomico del contributo di Alibaba all'economia europea', presentato oggi alla Camera

Pubblicato:22-03-2024 16:30
Ultimo aggiornamento:22-03-2024 18:04
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ROMA – Nel 2022 le vendite realizzate sulle piattaforme che fanno capo ad Alibaba hanno generato 2 miliardi di gettito fiscale.

A livello europeo, invece, hanno contribuito al Pil per un valore di 15,6 miliardi. Sono alcuni dei numeri dello ‘Studio sull’impatto macroeconomico del contributo di Alibaba all’economia europea’, presentato oggi alla Camera.

Manfredi Minutelli, direttore Affari governativi Europa-Uk-Israele di Alibaba Group, ha spiegato che negli ultimi anni le piattaforme B2C, Tmall e Tmall Global di Alibaba hanno sostenuto l’esportazione di prodotti italiani in Cina.


Ma non solo: più di 2.000 imprese italiane, prevalentemente di dimensioni medio-piccole, oggi promuovono i loro prodotti in showroom online in oltre 200 Paesi.

Per il deputato di FdI Luca Sbardella “l’export è il vero valore aggiunto del sistema produttivo italiano. L’opportunità che Alibaba dà alle Pmi per arrivare in Cina è importante”.

Anche per Elisabetta Gardini, deputata di FdI, “una piattaforma digitale avanzata può intervenire a 360 gradi e aiutare le Pmi a rafforzare le proprie economie di scala. È un mondo che si apre e in cui il legislatore deve muoversi con grande attenzione”.

Lo studio sull’impatto macroeconomico del contributo di Alibaba all’economia Europea è stato realizzato da Alibaba Group in collaborazione con SDA Bocconi.

Dall’analisi condotta da SDA Bocconi viene evidenziato che nel periodo pandemico (2019 – 2022) si è registrata una crescita del fatturato pari a +140%. Solo nel 2022, le oltre 500 aziende italiane che hanno portato il loro business sulle piattaforme B2C di Alibaba dedicate al mercato cinese, hanno raggiunto i 5,4 miliardi di euro, un dato importante che corrisponde a circa un terzo del valore dell’export italiano totale in Cina.

Sin dal proprio ingresso nel mercato italiano nel 2015, il colosso cinese Alibaba Group ha aiutato le imprese ed i brand italiani. Grazie alle sue piattaforme digitali rivolte al mercato asiatico ha favorito notevolmente la connessione tra le nostre aziende e la crescente richiesta di prodotti italiani in Cina.

Alla conferenza stampa hanno partecipato Paolo Tolomei, Dirigente presso Direzione generale della prevenzione e del contrasto alle frodi agroalimentari, MASAF, Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente di Strategia presso SDA Bocconi, Rodrigo Cipriani Foresio, General Manager Sud Europa per Alibaba Group, Elisabetta Gardini, Componente III Commissione Affari esteri della Camera dei Deputati e Presidente di SME Connect Italia, Fulvio Lorefice, Legislative and Policy Senior Consultant di FB&Associati e Luca Sbardella, Componente I Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati.

Per Marco Cerreto, Componente XIII Commissione Agricoltura, è “essenziale per un partito di Governo approfondire le dinamiche commerciali generate dalla globalizzazione. Abbiamo concentrato i nostri sforzi sulla promozione del Made in Italy, riconoscendo il nostro Paese come una potenza della qualità. L’e-commerce rappresenta oggi uno strumento cruciale per le imprese italiane desiderose di penetrare nei mercati internazionali ed extra-UE.

In particolare, il mercato cinese mostra un forte interesse per i prodotti Made in Italy di alta qualità. Personalmente, credo che l’e-commerce possa fungere da catalizzatore con le adeguate tutele a garanzia dei marchi e dell’origine, per consentire alle nostre imprese di competere e incrementare i loro fatturati attraverso questi mercati”.

Secondo Carlo Alberto Carnevale Maffè, responsabile scientifico della ricerca realizzata da SDA Bocconi, “c’è una conversazione geopolitica che non solo non si è mai interrotta ma che al contrario contribuisce a consolidare e a riequilibrare il dialogo economico tra Europa e Cina, ed è il flusso commerciale aperto dalle piattaforme digitali che propongono le eccellenze europee sui mercati dell’Estremo Oriente.

La ricerca svolta sui servizi di e-commerce attivati dal gruppo Alibaba tra le aziende europee e i consumatori della macro regione cinese ha evidenziato una forte crescita dei volumi di export: 26,2 miliardi nel 2022 nel campione analizzato (EU4, ovvero Francia, Italia, Germania Spagna), con un +40% di crescita rispetto al 2019.

La dinamica del fatturato ha avuto significativi impatti positivi sul PIL dei Paesi EU4 (+15,6 miliardi) e sui posti di lavoro (oltre 170 mila), specie nel comparto delle PMI che offrono prodotti di eccellenza, e che grazie a questi canali hanno accesso a un enorme mercato che sarebbe altrimenti precluso a chi non abbia capitali e competenze adeguate.

E’ una importante lezione anche per le istituzioni europee, che possono intervenire in modo più mirato a supporto dell’export, investendo sullo sviluppo di nuove competenze e sull’utilizzo dell’immenso patrimonio informativo generato dagli interscambi digitali. L’e-commerce non è un avversario da combattere, bensì una nave-scuola per piccole e grandi imprese che vogliono solcare i mari dei nuovi mercati globali”.

Per Paolo Tolomei, Dirigente presso la Direzione generale della prevenzione e del contrasto alle frodi agroalimentari (MASAF), “l’ICQRF da circa dieci anni sta portando avanti collaborazioni fondamentali con i principali players mondiali dell’e-commerce.

L’ICQRF ha costruito una vera e propria attività di controllo specifica sul web che, ancora oggi, è considerata una best practice a livello europeo. Già dal maggio 2015 l’ICQRF e Alibaba Group cooperano per la tutela delle indicazioni geografiche italiane sulle piattaforme del gruppo.

Grazie a questa collaborazione con Alibaba i prodotti alimentari di eccellenza del Made in Italy sono protetti contro ogni forma di pratica sleale scorretta quale imitazione, usurpazione, evocazione ed usi illegittimi, a beneficio dei produttori italiani e dei consumatori cinesi e internazionali. Gli annunci e i prodotti irregolari vengono rimossi dai siti web in tempi rapidissimi (24-48 ore)”.

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