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Mafia, maxi operazione contro clan dei ‘barcellonesi’: 81 arresti

I carabinieri evidenziano che in occasione delle Amministrative a Barcellona furono riscontrate "interlocuzioni" tra un uomo di vertice del clan e appartenenti al mondo della politica

Pubblicato:22-02-2022 09:34
Ultimo aggiornamento:22-02-2022 14:04
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donna aggredita rovereto
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MESSINA – Dalle prime luci dell’alba di oggi, in Sicilia e Calabria, i Carabinieri del Comando Provinciale di Messina stanno dando esecuzione a ordinanze di custodia cautelare emesse, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Messina, dal gip del locale Tribunale, nei confronti di 86 persone, sul cui conto il gip ha riscontrato gravi indizi di colpevolezza in ordine ai delitti – a vario titolo – di associazione di tipo mafioso, estorsione, scambio elettorale politico mafioso, trasferimento fraudolento di valori, detenzione e porto illegale di armi, incendio, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, con l’aggravante del metodo mafioso.

L’attività investigativa è il risultato di una più ampia, progressiva e strutturata manovra condotta dal 2018 ad oggi e coordinata dalla Procura Distrettuale di Messina e finalizzata a disarticolare l’attuale operatività della famiglia mafiosa ‘dei barcellonesi’, storicamente radicata nel comune di Barcellona Pozzo di Gotto (ME), capace di esercitare un costante tentativo di infiltrazione in attività imprenditoriali e di economia lecita, sia nel settore della commercializzazione di prodotti ortofrutticoli (attraverso l’acquisizione di imprese fittiziamente intestate ovvero imponendone, con metodo mafioso, la fornitura dei prodotti), sia nella conduzione del business dei locali notturni e ricreativi del litorale tirrenico nell’area di Milazzo, in cui, oltre a imporre i servizi di sicurezza mediante l’utilizzo di metodi coercitivi e intimidatori, l’associazione mafiosa è sovente intervenuta per condizionare i titolari nell’attività gestionale. Sono 53 le persone condotte in carcere, mentre 28 sono ai domiciliari e per altre 5 è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Le indagini condotte dal Nucleo investigativo del Comando provinciale carabinieri di Messina hanno portato alla luce “la spregiudicatezza e la piena operatività” del clan mafioso “mediante una continuità – dicono i militari – garantita dai sodali di maggiore spessore criminale liberi sul territorio o ristretti agli arresti domiciliari”. Questi, spesso, appena scarcerati, in spregio ai provvedimenti restrittivi a cui erano sottoposti, effettuavano incontri e mettevano in atto interlocuzioni “volte alla definizione di strategie condivise e dei nuovi assetti ed equilibri organizzativi” resisi necessari in seguito alle numerose operazioni di polizia che negli ultimi anni hanno interessato numerosi sodali di vertice.

Gli indagati progettavano di ricostruire un’alleanza tra i vertici della famiglia mafiosa
, in passato allontanatisi, per imporre una regia unica alle attività illecite portate avanti ripristinando anche una cassa comune in cui far confluire i proventi, in parte destinati al sostentamento degli affiliati in carcere. La riorganizzazione ha riguardato non solo la riscossione sistematica e programmata delle estorsioni ai danni di imprese e esercizi commerciali, da prelevare nelle festività di Pasqua, Natale e Ferragosto, ma anche la pianificazione e la esecuzione di intimidazioni come incendi e violenze fisiche. Le vittime, in questi casi, non hanno mai denunciato. Le indagini hanno poi evidenziato come il clan, che era in possesso anche di armi da guerra, puntasse a monopolizzare le attività criminali nel territorio non solo attraverso il taglieggiamento degli imprenditori locali, ma anche attraverso quattro tipi di business: il controllo della prostituzione esercitato nell’area milazzese da un’associazione promossa da un indagato contiguo alla famiglia mafiosa, alla quale garantiva periodiche elargizioni di denaro in cambio di protezione; l’approvvigionamento di ingenti quantitativi di droga destinata alle piazze di spaccio barcellonesi, milazzesi e di altri comuni della provincia di Messina; la gestione di bische clandestine; la capacità di stabili interlocuzioni con altre organizzazioni malavitose radicate in Sicilia e in Calabria.


CONTATTI CLAN-POLITICI PER VOTO COMUNALI

La mafia di Barcellona Pozzo di Gotto si interessò alle elezioni amministrative del 4 e 5 ottobre 2020 nella cittadina della fascia tirrenica messinese. I carabinieri evidenziano che in occasione delle Amministrative a Barcellona furono riscontrate “interlocuzioni” tra un uomo di vertice del clan e appartenenti al mondo della politica. Al centro ci sarebbe stata una promessa di supporto elettorale a un candidato “in cambio di posti di lavoro e altre utilità”.

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