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Verona, la sentenza: chi lascia il partito continui a versare i contributi

Il Tribunale della città veneta ha respinto l'opposizione di Edi Maria Neri, costretta ora a pagare arretrati ed interessi a Verona Pulita, che aveva lasciato nel 2017 per diventare assessore comunale a Legalità, Trasparenza e Anticorruzione

Pubblicato:22-01-2021 18:16
Ultimo aggiornamento:22-01-2021 18:16

giustizia tribunale
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VENEZIA- Chi fa parte di un movimento politico e firma un accordo per contribuire al suo finanziamento attraverso la retrocessione di una percentuale dei compensi derivanti dall’attività pubblica, deve mantenere fede all’impegno preso continuando a versare la quota anche nel caso cambi movimento nell’arco del mandato. Lo prevede una sentenza emessa ieri dal Tribunale di Verona, che conferma la validità del decreto ingiuntivo richiesto dal movimento civico Verona Pulita e dal suo fondatore, Michele Croce, nei confronti di Edi Maria Neri. Quest’ultima, allora iscritta al Movimento civico di Verona Pulita, è stata nominata assessore comunale a Legalità, Trasparenza e Anticorruzione in seguito alle amministrative del 2017. All’epoca Neri aveva sottoscritto un accordo che prevedeva il versamento del 20% dei compensi ottenuti con l’incarico a Verona Pulita. Ed in effetti per diversi mesi il versamento è avvenuto, poi Neri ha lasciato Verona Pulita, e ha contestualmente smesso di versare. Di qui la richiesta di decreto ingiuntivo presentata dal movimento, a cui Neri ha presentato opposizione. Nella sentenza di ieri, tuttavia, l’opposizione viene respinta, ed Edi Maria Neri dovrà ora versare a Verona Pulita gli arretrati, gli interessi e le spese legali.

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“Questa sentenza stabilisce un principio fondamentale e pone un freno ai cambi di casacca che stanno diventando una costante della politica italiana: viene salvaguardata la libertà di pensiero e la massima agibilità politica, ma si fissa anche un limite, una responsabilità nei confronti dei movimenti politici cui si aderisce”, commenta Croce. “Cambiare idea è lecito, usare la politica come un taxi che si prende e si lascia dove si vuole, no. È buonsenso, ed oggi lo ha stabilito anche la Giustizia”.


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