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VIDEO | La magistrata Monteleone: “Denunciare la violenza ha anche valore preventivo”

Convegno di Donne al centro insieme a We are stronger, alla Casa dell'Aviatore, a Roma, sulla 'Denuncia come strumento di tutela'

Pubblicato:21-11-2019 08:03
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:38
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ROMA – “Ti ho rapita, sono io la luce che gli altri vedono nei tuoi occhi, sono venuto a nutrirmi di te”. Inizia con questi versi drammatici, scritti da Gisella Toscano, poetessa che non e’ sopravvissuta alla violenza subita e sorella di uno degli avvocati che lavorano nel pool dell’associazione Donne al centro, il convegno promosso questa sera, insieme a We are stronger, alla Casa dell’Aviatore, a Roma, sulla ‘Denuncia come strumento di tutela’.

Abbiamo un pool di avvocati e psicologici– ha spiegato alla platea la presidente di Donne al Centro, Cristiana Merli- che risponde alle richieste di aiuto”. Come farlo? Questo il tema sul quale si sono confrontati molti relatori ed esperti presenti, tra i quali: la magistrata Maria Monteleone; la psichiatra Susanna Capitani; Francesca Lauria, il Capitano dell’Arma dei Carabinieri; e Angela Altamura, dirigente della Divisione Anticrimine della Questura di Roma.

La denuncia ha spesso una funzione preventiva rispetto a violenze sempre maggiori e non riguarda solo le donne adulte, ma anche le bambine – il 70% dei minori che subiscono violenza sono bambini – e le anziane”, ha spiegato Maria Monteleone, magistrata coordinatrice del Gruppo specializzato antiviolenza. “La violenza produce isolamento, solitudine e, spesso, senso di colpa, oltre al rischio di vittimizzazione secondaria”: sono queste le “remore che dobbiamo sconfiggere, aiutando la donna a interagire con gli organi inquirenti”, ha rivendicato la magistrata, ricordando le “8.100 nuove notizie di reato registrate in questo ambito nell’ultimo anno giudiziario”.


Ha parlato dell’importanza dell’ammonimento la dirigente di Polizia Angela Altamura, che ha ricordato come siano “in crescita i dati sulla violenza domestica e sui provvedimenti di ammonimento”. La psichiatra e criminologa Susanna Capitani ha individuato “nella mancanza di consapevolezza emotiva, una sorta di autodifesa che porta le vittime a staccarsi dalla realta’”, una delle resistenze che spesso inducono le donne a non denunciare. “Bisogna fare formazione, la facciamo e stiamo raccogliendo i frutti”, ha detto il Capitano dell’Arma dei Carabinieri, Francesca Lauria, che ha ricordato come l’autore di violenza sia “un abile manipolatore che imbriglia la vittima in violenza psicologica ed economica, prima di arrivare a quella fisica, come spiegato nella Convenzione di Istanbul”. Hanno portato il loro saluto le Istituzioni presenti.

“Sono sempre stata convinta che nulla sarebbe possibile senza il lavoro delle associazioni insieme a quello istituzionale”, ha detto la consigliera Valentina Grippo, vicepresidente della Commissione regionale del Lazio Pari opportunita’, che ha ricordato “il piano di oltre 2 milioni di euro che prevede varie azioni e non solo il contrasto alla violenza”, e ha aggiunto: “Siamo la prima Regione che ha avviato un piano strutturale per gli orfani di femminicidio”.

A portare i saluti della sindaca Virginia Raggi, l’assessora al Patrimonio di Roma Capitale, Valentina Vivarelli. Tutto il convegno ha visto alternarsi le relazioni degli esperti al ricordo di fatti di cronaca che sono stati rievocati da testimonial vicini all’associazione ‘Donne al Centro’. E sul coraggio di denunciare, grande emozione per la testimonianza di una madre accompagnata da suo figlio, che, all’età di 18 anni, ha denunciato il padre violento: “Dopo mio madre, le mie sorelle. Non potevo permetterlo piu’. Le donne che subiscono violenza- ha detto- vengono spente“.

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