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Casa anti-violenza di Bologna vuole andare nelle scuole, ma spesso c’è l’ostilità delle famiglie

L'educazione affettiva nelle scuole è un obiettivo, per l'associazione che, però, dice la presidente Susanna Zaccaria, spesso deve fare i conti con le resistenze delle famiglie, che non vogliono che si parli ai ragazzi di 'certi' argomenti

Pubblicato:20-11-2023 18:32
Ultimo aggiornamento:20-11-2023 18:34
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cASA DELLE DONNE BOLOGNA
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BOLOGNA- Non solo assistenza alle donne vittime di violenza. Ma anche prevenzione ed educazione nell’attività della Casa delle donne per non subire violenza di Bologna che in una settimana segnata dai drammatici fatti di cronaca legati al femminicidio di Giulia Cecchettin torna con la 18esima edizione del Festival della violenza illustrata, che quest’anno si focalizza sul tema della ‘casa’, che diventa un rifugio dopo essere stata troppe volte trappola mortale.

LA SFIDA DELL’EDUCAZIONE AFFETTIVA

“Non è l’inasprimento delle pene che sradica la cultura patriarcale, ma l’educazione al consenso e alle differenze“, scandisce la vicesindaca Emily Clancy, presentando la rassegna, che si svolgerà in diversi luoghi della città con appuntamenti dal 25 novembre, fino al 5 dicembre. “Non servono spot, ma messaggi certi con interventi che durino nel tempo”, aggiunge l’assessore regionale alle Pari opportunità, Barbara Lori. Come l’introduzione di un’ora di educazione sentimentale obbligatoria nelle scuole. “I centri anti-violenza sono ricchissimi di competenze e dovrebbero essere coinvolti nei percorsi di educazione a scuola. Se si possono fare delle cose nelle scuole, loro ci devono essere, compresi anche i centri per gli uomini maltrattanti”, propone Simona Lembi, responsabile del piano per l’uguaglianza della Città metropolitano.

GENITORI PREVENUTI

“Ci vuole un programma ministeriale che faccia da cornice” e obblighi, di fatto, le scuole a prevedere ore di educazione affettiva, scandisce la presidente della Casa per le donne per non subire violenza, Susanna Zaccaria. Un’operazione per niente scontata. “Nelle scuole spesso troviamo molta ostilità. In particolare da parte delle famiglie. ‘Chissà cosa raccontano’ si chiedono. Del resto la gente che pensa che le donne devono stare un passo indietro è ancora tanta. Gente, che è convinta che le donne debbano stare buone. I ragazzi ricevono messaggi dalla società tutta. E la nostra società è quella che produce i ‘bravi ragazzi'”, come Filippo Turetta, si accalora Zaccaria.


I PROGETTI CON I RAGAZZI DELLE MEDIE

L’educazione affettiva è una materia fondamentale, non può essere lasciata alla sensibilità dei singoli istituti scolastici“, ammonisce Clancy, ricordando anche l’ultimo bando pubblicato da Palazzo D’Accursio per i progetti per il contrasto alla violenza di genere. Il Festival, intanto entra il alcune scuole bolognesi, con una mostra all’Istituto comprensivo Gandino Guidi e un progetto sulle parole di genere all’Istituto Galilei di Sasso Marconi. Il 4 dicembre si terrà l’incontro formativo ‘Sessualità e affettività nella fascia 0-6 anni: quali strategie?’ per gli operatori del settore educativo.

UN ANNO DI SALVATAGGI

“Non basta l’immenso lavoro concreto al fianco delle donne che subiscono violenza, ma è necessaria anche una rivoluzione culturale”, sostiene Zaccaria. Sono state 586 le donne accolte dalla Casa delle donne per subire violenza dall’inizio dell’anno fino a ottobre. Considerate quelle già presenti, il numero totale è di 827 donne aiutate a uscire da situazioni di violenza (il 34% sono straniere). Le donne ospitate nelle case sicure sono state 77, con 22 minori. Per il progetto ‘Oltre la strada’ è stato dato sostegno a 14 donne vittime di tratta (con nove figli).

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