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‘White Men Can’t Jump’, su Disney+ il basket (autentico) di strada

Rileggere il passato per riflettere sul presente nella nuova commedia con il rap multiplatino Jack Harlow, qui al suo debutto

Pubblicato:19-05-2023 17:27
Ultimo aggiornamento:19-05-2023 17:29

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ROMA – Rileggere il passato per riflettere sul presente. Su Dinsey+ debutta oggi la commedia 20th Century Studios dal titolo ‘White Men Can’t Jump’: rivisitazione in chiave moderna dell’iconico film del 1992 di Ron Shelton con Woody Harrelson che celebra la cultura dello streetball di Los Angeles.

La superstar del rap multiplatino Jack Harlow fa il suo debutto come attore nel ruolo di Jeremy, un’ex star di questo sport la cui ascesa è stata bloccata dagli infortuni, mentre Sinqua Walls interpreta Kamal, ex promessa del basket che ha buttato via la sua carriera. Alle prese con relazioni incerte, pressioni finanziarie e gravi lotte interne, i due giocatori, apparentemente cosi diversi, scoprono di avere in comune più di quanto credano.

Harlow, durante la conferenza stampa virtuale, ha raccontato di essere grato per aver lavorato con “un gruppo di persone umili e disposte a lasciarmi imparare, ad essere pazienti con me e ad insegnarmi tutto perché sul set ero la persona meno esperta. Ma, nonostante questo, mi hanno lasciato brillare. Ringrazio tutti per aver preso in considerazione i miei pensieri, le mie idee“.


L’aspetto più importante per noi era garantire che questo film raccontasse il basket in modo autentico. Durante la lavorazione abbiamo dovuto fare delle riprese per ogni singolo movimento. Perché quei movimenti non funzionano a meno che qualcuno non giochi davvero a basket. Quindi abbiamo dovuto fare un lavoro molto approfondito, a piccoli passi”, ha detto Sinqua Walls, in occasione della conferenza stampa virtuale.

Dietro la macchina da presa c’è Calmatic, nato e cresciuto a Los Angeles. “Girare tra quelle strade è stato emozionante e bellissimo. Al cinema e in tv abbiamo visto diversi ritratti di L.A. Però c’è ancora molto da raccontare e vedere della ‘città degli angeli’. Ci sono storie che restano in un limbo, per questo ho sentito il bisogno di dare voce a questi racconti. Con questo film mostro la mia Los Angeles e il modo in cui la guardano i miei occhi”, ha spiegato il regista.

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