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In Marocco centinaia i connazionali bloccati, il Consolato: “Facciamo il possibile”

Due voli speciali non bastano per riportare in Italia i 900 connazionali ancora bloccati. E il consolato italiano chiarisce: "Decide Rabat"

Pubblicato:19-05-2020 17:10
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:20

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ROMA – “Finalmente l’Unità di crisi e la Farnesina hanno predisposto due voli speciali che partiranno il 22 maggio da Casablanca diretti a Milano-Malpensa, ma noi quando partiremo? Siamo centinaia e vogliamo delle risposte”. Questo l’appello raccolto dall’agenzia Dire dagli italiani, gli italo-marocchini e i marocchini residenti in Italia, che a causa del blocco ai voli non riescono a tornare.

ALMENO 900  SONO ANCORA BLOCCATI 

Da ieri Unità di crisi e rete consolare contattano direttamente le persone selezionate, fornendo un codice per acquistare il volo della compagnia Neos Air. Dalla lista è rimasta esclusa Abla Benyahya, italo-marocchina da anni residente in Umbria dove lavora per un’azienda che ha una filiale in Marocco: “Sono venuta qui per lavoro” riferisce l’impiegata. “Fortunatamente non soffro di patologie gravi, sono in salute e mio figlio rimasto in Italia è maggiorenne. Non rischio il posto, ma per quanto ancora la mia azienda pazienterà? Da settimane contatto ambasciata e consolato, nessuna risposta”. Lo stop al traffico aereo dovrebbe continuare fino all’11 giugno, ma corre voce che potrebbe essere prolungato fino a fine luglio.

“I FUNZIONARI TACCIONO”

Benyahya conclude: “Vorrei che i funzionari italiani mi dicessero se sono stata inserita in una lista e in che posto sono in graduatoria. Venerdì partiranno 248 persone, ma qui ce ne sono ancora centinaia”. Seicento, secondo uno dei gruppi di italo-marocchini che si sono formati su Whatsapp. Novecento, invece, le persone iscritte a un altro gruppo su Facebook.


Tra questi, Souhail Falsy, che alla Dire denuncia: “Mia moglie è incinta al quinto mese, soffre di pressione alta. In Italia era seguita, qui ogni visita costa tanto e la qualità della sanità è scadente. Ci saremmo aspettati che il Consolato ci inserisse sul volo del 22 maggio”.

Neanche Mohamed Laglil al momento potrà tornare dal figlioletto di tre anni che a Pompei, con la mamma senza patente, non può ricevere le cure di cui avrebbe bisogno a Napoli: “Stiamo organizzando un nuovo sit-in a Casablanca. Dormiremo qui fuori se necessario anche per le persone che non possono venire qui o a Rabat: per via della quarantena serve l’autocertificazione firmata dal prefetto per cambiare città. È praticamente impossibile raggiugnere le sedi diplomatiche e i funzionari non rispondono né alle email né al telefono”.

DUE VOLI SPECIALI NON BASTANO  

Con qualcuno però, il portavoce di uno di questi gruppi, Lassen Ait El-Mouden, è riuscito a parlare. “Appena venuto a conoscenza dei due voli speciali di venerdì – racconta il portavoce – sono riuscito a contattare l’ambasciata di Rabat fornendo una lista di dieci casi urgenti e ne hanno accettati solo quattro“. Tra questi, persone anziane, donne incinte nonché una bambina di un anno con una patologia al cuore. “Noi siamo naturalmente disposti a dare la precedenza ai casi gravi – conclude El-Mouden – ma vorremmo capire quando toccherà a noi”.

SUI RIMPATRI DECIDE RABAT

“Finora la rete consolare italiana in Marocco ha assistito oltre 4.200 persone, anche attraverso l’organizzazione di sei voli speciali e due operazioni navali di rimpatrio in Italia. Ci teniamo a sottolineare che ogni operazione è soggetta alla previa autorizzazione delle Autorità marocchine, che scrutinano attentamente ogni lista di passeggeri, consentendo la partenza esclusivamente in presenza di puntuali motivazioni (rischio di perdita del lavoro, ricongiungimento familiare, salute). Un’attività complessa, che richiede da parte nostra il vaglio di decine di migliaia di richieste per poter identificare i casi più urgenti”. Così all’agenzia Dire fonti interne al consolato d’Italia a Casablanca, contattato in merito alle ripetute lamentele ricevute dall’agenzia da parte di italiani, italo-marocchini e marocchini residenti in Italia, che dal 10 marzo non riescono a tornare in Italia a causa del blocco ai collegamenti stabilito dalle autorità marocchine, né a ricevere assistenza dalla rete diplomatica nel Paese nord-africano.

Alla Dire sono giunte anche denunce di “discriminazioni” nella selezione delle persone ammesse ad acquistare posti sui voli o i traghetti organizzati in collaborazione con la Farnesina, l’Unità di crisi e le compagnie aeree e navali. Accuse che il consolato respinge: “Tra i rimpatri quasi il 60 per cento è costituito da connazionali di doppia cittadinanza italiana e marocchina e cittadini marocchini residenti in Italia”.

AMBASCIATA E CONSOLATO LAVORANO SENZA SOSTA

Ribadendo che “l’ambasciata d’Italia ed il consolato generale a Casablanca si sono immediatamente organizzati in Task Force operativa 24 ore su 24 a beneficio delle migliaia di connazionali che necessitano di rientrare in Italia“, la sede consolare ricorda: “Siamo lieti di aver ottenuto il consenso delle autorità marocchine ad effettuare questa settimana altri quattro voli speciali di rimpatrio ed un’operazione marittima. Ciò ci consentirà di venire incontro anche alle esigenze lavorative di numerosi marocchini con permesso di soggiorno attesi da diverse aziende agro-alimentari, in occasione dell’avvio della stagione dei raccolti”.

La comunità marocchina in Italia è la più grande tra quelle straniere, con 450.000 titolari di permesso di soggiorno, “cifra alla quale – continuano le fonti consolari – vanno ovviamente aggiunte le centinaia di migliaia di cittadini naturalizzati”. Una situazione “all’origine del numero particolarmente alto di coloro che necessitano di rientrare nel nostro Paese, situazione questa per certi versi unica in Nord Africa e Medio Oriente”. In conclusione, il consolato fa sapere: “Continueremo, senza sosta e laddove riusciamo ad esserne autorizzati, ad organizzare ulteriori operazioni speciali di rimpatrio, fintanto che lo spazio aereo e marittimo del Marocco resterà bloccato”.

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