NEWS:

Kimonissimo, dal Giappone mascherine con tessuto dei samurai certificate

Cotone 'kurume kasuri' da telai del 1906 e 'nonshu', antibatterico e antivirale

Pubblicato:18-03-2021 12:44
Ultimo aggiornamento:18-03-2021 13:54

kimonissimo
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Cravatte, stoffe, mascherine e accessori realizzati a mano con macchinari del secolo scorso nel villaggio di Hirokawa, usando il cotone con cui erano realizzati gli abiti di samurai e contadini nel medioevo giapponese. Antico e moderno si uniscono anche nella contemporaneità della pandemia, e le mascherine sono certificate dall’Istituto Nazionale di Analisi Cliniche sui tessuti. Un’iniziativa che inoltre salva piccole aziende artigianali locali a rischio chiusura e antiche tradizioni. Di Santo Corp. presenta il suo nuovo progetto nel settore tessile che coniuga territorio, tradizione e innovazione con lo scopo di valorizzare la tradizione giapponese e riproporla al centro della vita di oggi.

COME NASCE ‘KIMONISSIMO’

Nel villaggio di Hirokawa, in una delle terre meno conosciute del Giappone, unica ancora a conservare antiche tecniche di lavorazione del cotone note come ‘Kurume kasuri‘, con cui erano fabbricati abiti di samurai e contadini nel medioevo giapponese, Di Santo Corp. ha deciso di investire nel recupero di questa tradizione riadattandola alla produzione di accessori di uso quotidiano, ispirandosi all’eccellenza italiana del design. Da qui il brand ‘Kimonissimo’, che presenta cravatte, stoffe, mascherine e accessori realizzati a mano, utilizzando i macchinari impiegati lo scorso secolo, gli ultimi modelli in commercio della Toyota nel 1906 prima che l’azienda puntasse il suo core business sulle automobili.

Questi macchinari, fuori produzione, dei quali la tecnologia di fabbricazione è andata perduta, sono i preferiti dai produttori locali che nei decenni non hanno trovato negli equivalenti moderni le stesse prestazioni. Le mascherine sono il simbolo dell’unione tra tradizione e innovazione: il tessuto esterno è il cotone Kurume Kasuri, mentre quello interno è una variante di cotone detto ‘Nonshu’, antibatterico e antivirale, certificato dall’Istituto Nazionale di Analisi Cliniche su tessuti del Giappone.


La linea del brand ‘Kimonissimo’ è progettata, disegnata e prodotta in provincia di Fukuoka utilizzando solamente materiali locali. Il progetto assorbe da solo gran parte dell’indotto locale composto da aziende produttrici delle stoffe e artigiani esperti nella cucitura per un totale di oltre 50 persone. Il mercato principale è quello giapponese, da cui provengono la quasi totalità degli ordini. L’azienda è aperta alla ricerca di partner italiani insieme ai quali distribuire i prodotti in Italia, da cui per ora possono essere acquistati solamente tramite lo shop online.

“Il progetto è nato da una visita casuale a Hirokawa a inizio 2020, nel pieno della prima ondata di coronavirus. In quel periodo molte aziende sono andate vicine alla chiusura con il rischio, per alcuni settori, di vedere perduti secoli di tradizione come nel caso della lavorazione del cotone di Kurume. Da qui è nata l’idea di riproporre con un uso attuale pensato per le mascherine, un tessuto antico, idea che dopo il primo successo iniziale si è estesa poi ad altri accessori”, spiega nel corso della presentazione ufficiale il presidente Daniele Di Santo. “Il respiro sociale è centrale in questo progetto. La decisione di investire in un settore così particolare nasce innanzitutto dalla volontà di rilanciare un territorio, contribuendo a mantenere in vita una tecnica di lavorazione riconosciuta patrimonio UNESCO- aggiunge Di Santo- La nostra mission aziendale è quella di investire in progetti, aziende e know how in grado di portare un potenziale contributo alla crescita e allo sviluppo della società e del territorio, e in questa visione trova pienamente la sua collocazione Kimonissimo”. Per maggiori informazioni https://kimonissimo.com/ e https://it.disantocorp.com/.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it